martedì 22 luglio 2025
Volata sul Picco dell'Aquila. Parte 3
… aveva insegnato Madre sulla sassaia ghiacciata all’ombra della Guglia Rossa.’
Mio fratello sta affrontando la Realtà in modo totalmente diverso da me. Siamo fratelli, sangue dello stesso sangue, eppure così diversi. Perché? Io stoica. Lui, violento. Perché così diversi?
La Realtà si presenta a noi come un'esperienza di stupore che può essere anche inquietante, ma senza che debba temere la propria natura. Immaginiamo questa Realtà come un albero con due rami distinti:
il ramo positivo. Rappresenta tutto ciò che è allettante, riuscito, colmo di meraviglia, gioia, amore e forza. È il lato costruttivo e armonioso;
il ramo negativo. Simboleggia un'impotenza che, per affermarsi, si trasforma in potere coercitivo, separazione, oblio, desiderio di controllo, gerarchie e sfruttamento di esseri umani e ambiente.
Ciò che modella la Realtà può essere paragonato a un bivio inevitabile, la "strada del thâuma" (stupore). Uno dei percorsi porta alla sofferenza, l'altro alla meraviglia.
Ogni scelta, ogni momento cruciale si manifesta in questo bivio fondamentale. È in questo passaggio che si decide la forma e la natura del mondo che verrà a crearsi. È in questo passaggio che mio fratello e io ci siamo diversificati. Il passaggio è come un “respiro”. Davanti a un panorama, ci fermiamo a contemplarlo. Respiriamo, tra lo sguardo e la ripresa del cammino. Un “respiro” intermedio.
Il momento cruciale si trova nel "respiro" intermedio, in quella pausa dove si decide il nostro destino. Il cosmo ci conosce profondamente, ci influenza in ogni aspetto della vita – dalle pagine che leggiamo ai legami con i nostri antenati, fino all'influenza dei batteri nel nostro corpo. Siamo costantemente immersi in questa concretezza; non possiamo nasconderci.
Non possiamo rimanere indifferenti gli uni agli altri, perché ciò comporterebbe il suicidio spirituale dell’Umanità. Diventa necessario imparare a completare noi stessi insieme agli altri con il dialogo, da realizzarsi nella triplice direzione: verso il prossimo, verso gli accadimenti storici e verso l'ambiente cosmico che ci circonda. Siamo essere umani fin dalla nascita, ma solo in senso biologico: non siamo disgiunti dagli altri essere viventi, senzienti e non senzienti, dalla storia, dall’universo.
Siamo noi il punto focale, la misura di tutte le cose. "Il cammello interstellare attraversa sempre la cruna dell'ago che sei" significa che la grandezza dell'universo si manifesta e passa attraverso di noi, per quanto piccoli possiamo sentirci.
Ci gettiamo nella nostra stessa vita come nella storia biblica dell'albero della conoscenza del bene e del male. Aver colto quel frutto non fu un gesto di equilibrio, ma un errore di modestia, un non riconoscere la nostra stessa grandezza. L’ho indagato in ‘Effatà - Hikikomori - atrofizzare i muscoli relazionali’(2025) in corso di pubblicazione.
Siamo diventati esseri spaventati e, di conseguenza, la nostra moralità si è rimpicciolita. La metafisica, intesa come ricerca della verità ultima, si è trasformata in moralismo, versione antipatica della Morale. Qui, la misura che applichiamo alle cose diventa una manifestazione di violenza. C'è violenza ogni volta che manca qualcosa, quando qualcuno subisce una perdita, prova dolore o un'ingiustizia. La violenza del singolo porta alla violenza collettiva, alla guerra. Daisaku Ikeda dichiara: «Noi non abbiamo bisogno del fucile. Ci basta un'unica arma non violenta: il dialogo.» (‘Il giardino dei grandi fiori per il rinascimento’).
La violenza non è altro che la sofferenza dovuta alla mancanza di meraviglia, l'assenza di pienezza e totalità, soprattutto quando abbiamo cercato di limitare ciò che è illimitato.
(continua)
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