mercoledì 14 ottobre 2020

IL CORAGGIO

 “In una battaglia, il generale è l’anima per i soldati e, se il generale si perde di coraggio, i soldati diventeranno codardi” (RSND, 1, 545).

Un proverbio giapponese recita parimenti che, con un generale coraggioso, nessun soldato è codardo. Come suo generale, Gloss nel marzo 2019 si trovava ad aver scelto da quattro anni la Legge Mistica di Causa Effetto, severa, coraggiosa, implacabilmente coraggiosa; saggia, infinitamente saggia. Visti il raggiungimento di obiettivi per Kosen Rufu da una parte e dall’altra  l’ottenimento di prove concrete, prima fra tutte, contro ogni speranza oggettiva, quella di saldare l’impegno in denaro allo scopo di ripagare il debito di gratitudine verso la madre, per la precisione il 22 marzo 2019 alle 18h05 fece voto di dedicare a tempo pieno tutte le proprie energie, psichiche, fisiche, economiche, a essere Bodhisattva della Terra. Raggiunta l’autonomia economica, non dovendo dipendere da uno stipendio e avendo tanto tempo a disposizione, avrebbe proseguito nell’impegno pregresso di andare a trovare le persone che vivono una qualche forma di disagio, approfondendo sempre più la propria fede nella Buddità altrui. Successivamente, in tempi di pandemia, risolse di farlo telefonicamente o via tecnologia, se non di persona coi parenti congiunti.

 

In particolare, capitò subito che, una sera, di rientro col partner dalla vicina città, in procinto di studiare per la preparazione degli esami di 1° livello, esplose una lite tra loro due a causa del figlio di lui, ventenne inoccupato e dal comportamento pigro e impaurito, che li mise - involontariamente o no - uno contro l’altro. Sulla strada per casa, il partner fece dietrofront per tornare sul treno in direzione del figlio. Scocciata e impermalita, Gloss proseguì imperterrita per casa. Ma qui si rese conto che con la testardaggine non avrebbe dimostrato amore per entrambi. Va premesso che erano entrambi preoccupati per il suo stato di Hikikomori*, una sindrome psichiatrica grave che sfocia nel suicidio.

 

Maestra di contro tendenze, determinò di metterne una e tornò sui suoi passi. Insieme al partner, ridiscesero in città per parlare con “loro figlio”. Da se stessa, non si sarebbe aspettata cotanta dedizione per un figlio acquisito. L’impossibile diventa possibile con il Daimoku. Lo praticarono sul treno come se avessero dovuto ricavare acqua dalle sabbie del deserto. 

 

Raggiunto il figlio, lo approcciarono con la giusta serenità. Gloss non sapeva da che parte cominciare e si affidò alla fede. Iniziò dal Jutsu in gemme naturali, commissionato a una buddista di Roma con generiche pietre blu come “la tintura di indaco è più blu dell’indaco stesso” (Offerte nella neve, RSND, 2, 760). La scelta della buddista cadde casualmente su perle in pietra naturale propria del segno zodiacale del figlio. Gloss glielo mostrò, spiegandogli cosa rappresentasse in generale un Jutsu e in particolare quelle perle. Era come se nelle mani di Gloss si trovasse la vita del figlio, il che dimostrava quanto ci tenesse a lui. Invece, nello stile che gli era proprio, il padre fu meno mistico, più concreto,  determinato a suscitare nel figlio responsabilità economica.

 

Sebbene evitasse sguardi e discorsi e dava mostra di concentrarsi su smartphone e televisione, piano piano si aprì una breccia nel muro di gomma di loro figlio e cominciò a dialogare con noi proprio quella sera.

 

Dal quel momento, sbocciò come il meraviglioso fiore di loto che è e che sta imparando ad apprezzare. Sostenuto e incoraggiato in ogni momento della giornata, a distanza da Gloss con il Daimoku, dal padre con la vicinanza fisica, aveva capito di “voler ripagare i debiti di gratitudine" verso suo padre. Anche se in modo inconsapevolmente, si dedicò alla preparazione mangiarini squisiti a pranzo cui non si era mai applicato in precedenza, lo cercò spesso al telefono quando prima non lo faceva, si conduceva in lavanderia per le camicie del padre. Su esempio di Gloss, avviò un diario poetico cui confidava in versi il suo oscuro sentire baudelairiano. Quando ci recammo a recitare Daimoku all’aperto con un altro buddista poeta che, fino a quel momento, era solo un contatto online, trovai un anello in argento rappresentante un’àncora. Suggerii al figlio di farne dono al papà che appartenne alla Marina. Ci accompagnò ad uno Zadankai dove, per la prima volta, si aprì ad altre persone, raccontandosi con energia. Dal 1958 si tiene ogni 16 marzo la Festa della divisione giovani della Soka Gakkai, in commemorazione della grande riunione tenuta dalla divisione giovani con il secondo presidente Josei Toda. In occasione della giornata celebrativa, quell’anno andò con un suo amico al Kaikan «per vedere». Quindi, parlò di Buddismo anche a quell’amico.

 

“Le tempeste del karma possono farci precipitare nella disperazione, ma aprendo gli occhi della fede e “percependo il vero aspetto della realtà” capiamo che abbiamo innato lo stato vitale indistruttibile della Buddità e che, recitando Nam-myoho-renge-kyo, possiamo superare ogni difficoltà e raggiungere una condizione di autentica felicità e soddisfazione.” (BD, 193, lo studio di marzo).

L’impegno, la dedizione agli altri, la perseveranza per la propria vita, la costante preghiera in unione con Sensei premiano.


* https://www.centro-hikikomori.it/