martedì 14 novembre 2017

LA FEDE

Appena approdata nel porto del Buddismo, uno dei primi scandali che Gloss ne ricevette fu quello relativo al significato attribuito alla parola fede. Veniva da una pratica cattolica molto intensa partecipando alle attività di un gruppo di Cammino Neocatecumenale, guidato da sacerdoti e catechisti laici. In quel gruppo contrastava alcune posizioni della chiesa cattolica, tra cui l’accettazione acritica e aprioristica di dogmi ecclesiastici che dovrebbe avvenire, secondo il cattolicesimo, proprio tramite la fede. Gloss manifestò loro i propri dubbi, cercando confronto e dialettica e verità. Ne ricevette in cambio contrasto e ghettizzazione e esclusione. Gloss fu accusata di non avere fede proprio. In poche parole, quel gruppo non accolse il confronto dialogico e la fece sentire in colpa. Se, come sostenuto da quel gruppo cattolico, la “fede” avrebbe dovuto essere un dono divino, Gloss, non avendo quel dono, non riusciva a sentirsi colpevole. Da brava tassonomica, si intestardiva nel dubbio. E veniva pertanto emarginata dalla comunità cattolica, pur frequentandola pervicacemente due volte la settimana.
 
Quando partecipò ad uno dei suoi primi Zadankai buddisti, Gloss aveva in precedenza accumulato un'esperienza molto forte in due campi precipui: quello della devozione a verità e giustizia, e quello della autostima e fiducia per sé e per altre donne maltrattate, grazie alla missione di contrasto con pensieri e parole contro la violenza perpetrata intra-famiglia. Per esperienza diretta e indiretta, Gloss aveva imparato che la donna maltrattata dal proprio partner ha una così bassa autostima da arrivare fino ad auto-colpevolizzarsi (questa parola, colpa, cominciava ad apparire troppe volte per i suoi gusti), ma non aveva ancora avuto esperienza che la fede avesse a che fare con la fiducia. Vi si stava però avvicinando.
 
Il Buddismo le diede la chiave d'interpretazione delle due parole (autostima e fede). Circa la prima, occorreva non fermarsi al solo concetto di autostima, ma andare oltre, accogliendo cioè con compassione buddista anche ciò che di brutto esiste nelle nostre vite, ovvero i nostri difetti. Mentre l'autostima si ferma all'Ego, la compassione buddista accoglie e valorizza anche per la melma che inquina la nostra vita, andando a riscoprire, ad aprire, a illuminare l’infinito potenziale di ciascuno e di ciascuna. Questo infinito potenziale ha un nome: Buddità, ed è possibile richiamarlo con il Daimoku. A gran voce. Circa la seconda, è la fede senza dubbi nel proprio potenziale e in quello altrui, da accudire e sviluppare giorno per giorno. Con il Daimoku.

Era giunto per Gloss il momento di mettere da parte i dubbi e di credere davvero nel proprio potenziale. Determinò di creare valore per sé e per gli altri attraverso talenti e difetti: comunicazione e scrittura, ma anche testardaggine e presunzione. Il fatto di non raggiungere più soddisfazione economica attraverso tanti piccoli lavoretti di valore, d’aiuto per gli altri, ma non in senso economico, in fondo la rincuora: la sua missione d'ora in poi avrebbe dovuto essere proprio lo scrivere. Ricevette una prova concreta che confermava di aver imboccato il giusto percorso. Dopo mesi di avvicinamento nei confronti del figlio di quel Gianni Brera che Gloss studiava da anni, le fissò un appuntamento per chiederle di lavorare assieme ad un progetto editoriale. Progetto che lei guarda caso aveva già in cantiere incentrato sul disarmo interiore, basato sui ricordi della propria madre, ambientato sul Lago Maggiore dove era vissuta, inerente la II Guerra Mondiale. Nell’accettare, Gloss colse un moto di sorpresa nello sguardo diretto e fiero dell'uomo, che affermò di aver trattato abbondantemente il tema in passato. Le spedì cose che disse di aver scritte lui, già ambientate in zona Lago Maggiore, precisamente la Val D’Ossola, teatro delle frequentazioni partigiane del padre; imbastirono i personaggi principali partendo da quelli inventati da Gloss. L’autore le affidò la redazione della Bibbia, ovvero quella parte letteraria di costruzione dei personaggi che costituisce la filigrana degli accadimenti raccontati dal romanzo, cosicché da inventare battute o pensieri coerenti con i rispettivi vissuti. E le affidò pure il contatto con potenziali editori. Leggendo gli scritti abbozzati di quello che Gloss avrebbe di lì a poco scoperto come sedicente scrittore, capì, confrontando gli ambientati durante la II Guerra Mondiale con quelli contemporanei, rilevò che i primi erano di produzione del cotanto padre, mentre i secondi del figlio. Stilisticamente e linguisticamente differenti, con netto vantaggio dei primi. In buona sostanza, Gloss ne dedusse che il figlio aveva affidato a lei il compito di contattare gli editori perché cotanto figlio non lo era. Il suo lavoro personale non era risultato apprezzabile. Alla fine, Gloss rinunciò per senso di giustizia verso sé e verso il suo mentore, Gianni Brera. Essendo in prossimità del centenario della data di nascita del grande padre, il figlio era in procinto di organizzarne le celebrazioni. Gloss gli fece dono di un neologismo coniato per l’occasione: le giannibreriadi. Che rimase inutilizzato perché il figlio sarebbe passato in latenza pochi mesi prima dell’inizio.
Se è vero che “Come membri della Soka Gakkai abbiamo una dedizione pura alla verità e alla giustizia” (D.Ikeda, BS, 184, 61) allora Gloss, nei confronti del sedicente scrittore, ebbe la prova del proprio illimitato potenziale. Fiducia - cioè fede in sé. Ora sa che vincerà.

giovedì 2 novembre 2017

LA FORZA DEI LEGAMI

L'argomento di uno Zadankai di novembre 2017 costringe Gloss ad una approfondita riflessione su di sé, che ancora due anni prima era considerata una tsigana senza radici e se ne vantava. Quasi una ventina di traslochi, una famiglia di origine di cui aveva la prova non l’amasse, tre nuove famiglie sfociate in distruzione, due figli lontani, dieci anni di singletudine, parola che somiglia molto a solitudine, mai un lavoro fisso. Fine pena: mai. Almeno così sembrava Il ventunesimo cambiamento di residenza proprio in quel periodo, forse in cima alle montagne alle spalle di Torino, forse in città, chissà.


Si chiese in tale situazione di precarietà congenita in cosa consistesse un legame.


Lassù sulle Alpi torinesi pensava ingenuamente di aver stretto amicizia con molte persone buddiste. Con alcune di loro si confrontò sia singolarmente che in gruppo, così profondamente da farsi sanguinare mente e cuore. Si sentì onorata del dono della loro presenza, perché per lei quello era il suo modo di rapportarsi con persone che riteneva amiche. Aprendo il cuore, rispecchiandosi in loro, permettendo loro di rispecchiarsi nel proprio. Non sapendo che in realtà quello è il modo di essere “buoni amici” in senso buddista, umanistico ma non umano, non necessariamente in senso relazionale interpersonale.


Con una in particolare, si costituì un continuo scambio di pensieri sulle relazioni d'amore. Gloss le insegnò poche cose sul concetto di accogliere le istanze dell'altro, perfino il tradimento d'amore; lei le apprese costanza e dedizione nei confronti di un partner, anche in presenza di mancanza di fedeltà.


Con una seconda, costruì un dialogo muto attraverso il Gohonzon, perché entrambe competitive e, nonostante le frequenti collisioni dialettiche, desiderose entrambe di superare lo scontro, durante gli Zadankai si lodavano a vicenda con sincerità.


Con un’altra ancora, stavano approfondendo l’amicizia, fatta di gioia, di condivisione, di nottate divertenti. Poi insieme si accorsero che nel gruppo buddista frequentato si verificavano volentieri giudizi che suddividevano i compagni e le compagne di fede in buddisti di serie A e in quelli di serie B. L'amica, lei sì amica in senso umano, non umanistico del Buddismo, abbandonò il gruppo e la pratica. Gloss invece perseguì pervicacemente l’obiettivo di creare valore anche con gli arroganti ignoranti.


Con un altro, questa volta uomo, si costituì la gratitudine di averla lasciata libera di fare decine di Shakubuku.


Per tutti, stima, rispetto, compassione, eterna gratitudine per averle permesso di conoscere intimamente se stessa e per aver incoraggiato il proprio processo di crescita, persino contrastandola e avversandola. Ecco, attraverso queste prove concrete, arrivò a capire cosa fossero i legami. Anche standone a distanza, per tutelarsi dai loro attacchi, ma praticando comunque per le loro felicità durature.


“Per condurre una vita soddisfacente non esiste niente di più importante che avere buoni amici, perché i buoni amici sono per noi fonte di crescita e realizzazione.”

Essere buoni amici (D. Ikeda, BS, 171, 62)


Poi l'anno successivo arrivò l'amore assoluto, quello dall'infinito passato verso il futuro infinito come premio in questa esistenza di sofferenza trasformata in ricchezza per sé e per gli altri. Nel qui e ora.

mercoledì 18 ottobre 2017

VINCERE SU NOI STESSI

«La legge del Budda riguarda principalmente la vittoria o la sconfitta» (L'eroe del Mondo, RSND, 1, 741)

 

Tutte le mattine all’alba, prima ancora di alzarsi dal letto, Gloss era solita controllare il suo account Facebook, che usa tuttora per lavorare. La notizia alle 8 del 18 ottobre 2017 la risveglia dal tipico torpore da Social: un importante scrittore di Milano, che spesso dileggiava i “sedicenti scrittori” odierni che non guadagnano la pagnotta dai loro scritti (come Gloss), la lodò, proponendole un incontro. Finalmente, dopo mesi di “stalking”, aveva raggiunto l’obiettivo di catturarne l’attenzione.

 

Molto tempo prima, quando si chiedeva cosa significasse vincere su se stessi, ne comprese a fondo il significato solo praticando Daimoku. Fu per Gloss come trovarsi davanti uno specchio che le rimandava l’immagine di uno stalker, figura emblematica contro la quale combatteva già da una decina d'anni. Per la prima volta dall’inizio della pratica, tre anni avanti, cadde nel mondo d'inferno, da cui si risollevò cantando gratitudine con il Daimoku. Da quel giorno determinò di prendere esempio dai tre Maestri, portando pace e gioia con la propria vita, ma soprattutto di usare i “difetti” per Kosen Rufu. Era arrogante perché saputa? Allora che l’arroganza diventasse saggia sapienza per Kosen Rufu, mettendosi nei panni altrui. Era stalker perché testarda? Allora che la testardaggine diventasse determinazione per creare valore. Aveva un ego spropositato, rafforzato dalle vittorie conseguite sulle sofferenze, sia relazionali che in campo salutistico? E allora che usasse quell’ego per incoraggiare chi versava ancora in quelle condizioni, sia di salute che affettive. 

In questo accoglimento e trasformazione dei propri “difetti” consiste la Rivoluzione Umana.

 

Post per post, settimana dopo settimana, proprio come uno stalker, allo scrittore aveva portato via Facebook esempi di eminenti autori dei secoli passati che per sostentarsi praticavano altre professioni. Illustrò anche autorevoli autori contemporanei, riconosciuti brillanti dal punto di vista dei proventi economici (il termine “brillanti” nell’editoria italiana da macero, significa comunque guadagni ridottissimi), molti lavorano chi in banca, chi come bidello, chi come spazzino, chi nella fisica applicata. Tutti mestieri parimenti nobili. Per sostentarsi, Gloss stessa faceva la badante e ne andava fiera. Determinò di fare del bene anche arruolandosi come volontaria soccorritrice in Croce Rossa, senza ricavare nulla in cambio, perché sapeva per esperienza che il bene le sarebbe tornato. Si prefisse di scrivere il suo primo romanzo contro gli armamenti nucleari, nel nome del disarmo interiore. Tutte buone cause che le avrebbero fruttato.

 

Infatti, ecco l'editore che le chiese di conoscerla meglio di quanto non si potesse fare tramite i Social (la vita non è Facebook). Comunque sarebbe andata, era già stato un successo. Per Gloss l’aver attratto la sua attenzione costituiva una vittoria. Grazie Sensei, grazie Legge Mistica, ma soprattutto grazie Gloss, così com’era, melma trasformata compresa. Gloss non era Gloss così solo perché buddista; lo sarebbe stata anche da musulmana, cattolica o indù. Il buddismo però le dava, e le dà, lo strumento per capire come funzioni la vita e la forza e la convinzione di rinascere ogni giorno ad ogni sofferenza. Anzi, oltre: le consentiva di testimoniare con la propria vita e i successi sulle afflizioni a chi ne avesse avuto bisogno, rendendo felice se stessa assieme agli altri e le altre. E l’attenzione da parte dell’editore era la conferma della sua vittoria personale.

 

Vincere su se stessi è la lotta più importante di tutte. La forza assoluta che porta alla vittoria in

queste battaglie è la fede, la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Quando recitiamo al

Gohonzon con la determinazione di vincere e poi agiamo, possiamo davvero trionfare in ogni

ambito.” (D. Ikeda, NR, 602, 31)


giovedì 17 agosto 2017

LA SUA PICCOLA BUDDA

In vista della consegna del Gohonzon, il Responsabile del gruppo che Gloss frequentava a Milano le suggerì di prepararsi una serie di riflessioni su un tema specifico. Tra i tanti che avrebbe avuto a disposizione, sotto il profilo delle sfiGhe da trasformare in sfiDe, Gloss scelse la parola malattia. Non tanto perché gli ultimi anni della sua vita furono costellati da particolari eventi relativi alla propria salute, ma perché sua figlia a cinque mesi di vita, rivelò i sintomi di una malattia neurovegetativa rara e incurabile, non diagnosticabile con test prenatali. La piccola, il cui nome è Sofia in onore degli studi filosofici di Gloss, per qualche tempo rimase intrappolata in sofferenze fisiche e mentali indicibili. Indicibili, in quanto gli stessi neuropsichiatri infantili ammisero la loro impotenza sulle malattie del cervello, questo sconosciuto. La neonata era così tanto sofferente da essere incapace di comunicare il suo dolore se non con pianti continui e tentativi di strapparsi gli abiti dalla pelle.

 

Entro due giorni dal ricovero, l’elettroencefalogramma tornò nella norma, nonostante l’incurabilità della patologia. Tuttavia, ne conseguì un ritardo psicomotorio che soltanto a prezzo di impegni costanti e continui da parte di Gloss prima, del padre poi, si è potuto recuperare. Il ritardo comportamentale si risolse. Quello di natura cognitiva si risolverà. Per tutto il tempo del ricovero, Gloss si tormentò chiedendosi il significato di tanta sofferenza in un esserino così piccolo.

 

Pur essendo scrittrice, non redasse mai la malattia di Sofia. Il che, anche a poco acuti osservatori della psiche umana, parrebbe già emblematico di sofferenza irrisolta. Dovette ammettere che, da cattolica praticante per lungo tempo, cui seguì una ventina d’anni di agnosticismo, le era rimasto appiccicato addosso un sentire di penitenziagite.  Come se la malattia fosse diretta conseguenza di chissà quale peccato originale da espiare. Pur ribellandosi al concetto di “peccato originale”, nel suo cervello si era annidato il dubbio. Non era alla sua portata la comprensione dell’esercizio di tanta cattiveria da parte di un essere a lei superiore, se non come spiegazione e prova della sua non esistenza.


In più, a causa della malattia di Sofia, fu pestata a sangue proprio dall’uomo - suo marito - da cui avrebbe potuto aspettarsi comprensione e sostegno e amore.

 

Tuttavia, nel corso degli anni successivi, si accorgeva della trasformazione che la malattia aveva operato in lei. Lei così anti materna, così irrequieta, non incline alla compassione, trasformò queste tendenze di base in senso materno, in dolcezza, in accettazione, in perseveranza. Volle utilizzare rabbia, delusione, sfortuna, dolore dell’anima derivate dal pestaggio in qualcosa che la portasse in missione per l’Italia a sparare un faro su la violenza sulle donne, odiosi reati sempre attuali.


Con Fede, Pratica, Studio, progredisce avvedendosi di comportamenti oppositivi da parte della figlia ormai in età pre adolescenziale. Le tira calci, pugni, morsi, si butta a terra definendola “mamma cattiva”. La ragazzina ammette con dolore e tristezza di non sapersi controllare. Legge negli occhi dei passanti sconcerto e pena, quando non minacce da chiamate al telefono Azzurro. Ma Gloss non molla perché lei è la sua piccola Budda.

«“Dalla malattia nasce il desiderio di ricercare la Via”. In questo senso, la malattia da causa di sofferenza che determina paura, sconforto, senso di impotenza, diventa mezzo per trasformare il proprio Karma ed ottenere l’Illuminazione.» (“La benefica medicina per tutte le malattie”, Gosho, Nichiren Daishonin)


D: Cosa si può dire a una persona portatrice di handicap o di malattie congenite? Ha commesso azioni terribili nelle sue vite passate ed ora sta scontando il suo Karma?

Per le altre religioni o per chi è ateo si tratta del “caso”, mentre il Buddismo sembra dare un giudizio negativo e sottolineare che la colpa è tutta dell'individuo stesso che ha la malattia; non si aggiunge in questo modo sofferenza alla sofferenza?

R: Come è già stato sottolineato, il Karma è insondabile. Ma soprattutto, le cose possono essere considerate anche da un altro punto di vista,quello di “scegliere deliberatamente il proprio Karma”. Per esempio, una persona con un handicap tale da richiedere un'assistenza continua potrebbe essersi scelta ella stessa un Karma così difficile: in origine, potrebbe aver deciso che la sua missione in questa esistenza sarebbe sarebbe stata di permettere ai suoi familiari ed amici di scoprire il valore di dedicarsi in modo totale ad un altro essere. Di solito, le persone più angosciate e sofferenti in casi del genere sono proprio i familiari, su cui ricade l'onere dell'assistenza. Il Karma della malattia è dunque condiviso anche da loro; di sicuro, questa situazione permette loro di uscire da un certo naturale egoismo che è insito nella vita e di riflettere sui valori della salute e della vita in generale. In questo senso, il portatore di handicap potrebbe essere un generoso bodhisattva e non un “ergastolano” del Karma. Da questa prospettiva si possono aprire nuove visioni sulla malattia (che secondo il Buddismo conduce alla Via) e si può trasformare la sofferenza del soggetto e dei suoi familiari in un'esperienza di grande valore.


Il Buddismo, inoltre, insegna lo spirito di “per il presente e per il futuro”: pur partendo da una posizione personale svantaggiata (un Karma “pesante”), accettando l'onere del proprio Karma e sfidandosi per trasformarlo, possiamo conseguire l'illuminazione e indicare agli altri la strada – piena di speranza – per fare lo stesso. (“Karma, un altro modo per dire missione”, Testi a cura di Esperia).


Gloss si è illuminata: sua figlia le è Budda.


giovedì 27 luglio 2017

DAL PRESENTE VERSO IL FUTURO

Gloss si trovò a dover estinguere un grosso debito economico, perciò si adoperava per attuare al meglio la sua Fede buddista che l’avrebbe supportata a superarne la sofferenza. Nel suo percorso di ricerca allo scopo di uscire dall’oscurità fondamentale e raggiungere la Buddità, Gloss cercava il più possibile di piantare semi fertili per presente e futuro, eppure il lavoro non fruttava e quindi il reddito rimaneva insufficiente a ripagare il debito. 

Qualcosa però funzionava. Una delle prime evidenze fu ad esempio il mutamento della qualità del suo sonno in rapporto al Daimoku. Da un periodo iniziale in cui recitava soltanto dieci minuti al risveglio e zero la sera, pena insonnia, comunque ricevendo prove concrete, nel giro di un paio di anni passò ad un’ora di recitazione al mattino e una la sera, dormendo benissimo tutta la notte. L’insonnia era risolta. Facendo tanto Shakubuku, si interrogava quali fossero le parole più indicate utilizzare in funzione della persona cui si rapportava. La soluzione consisteva nel camminare nelle loro scarpe, come diceva anche Pirandello. Recitava per sé e suo fratello, che la definiva “quella cretina di una buddista”, e anche per la felicità della nuova coppia del suo ex marito, il picchiatore. E di un presunto amico che tentò di frodarla, lavorativamente parlando. Praticava per la felicità di chi le fece del male. Tutto questo Daimoku le faceva bene, a livello fisico e meramente personale. . 

Le sembrava tuttavia di non fare progressi sul fronte del lavoro. Il Daimoku non è una formula magica, ma stimola entusiasmo ed energia per essere sempre migliori e per fare del bene alle persone. Ma talvolta lo si dimentica. Gloss se l’era dimenticato. Gloss desiderò allora di vero cuore che il suo lavoro di scrittrice creasse valore per sé e per gli altri e che le  garantisse continuità e sicurezza economica. In parallelo, le venivano proposti piccoli lavori temporanei, ma nulla che riguardasse la serenità che sentiva di meritare allo scopo dell’estinzione debitoria. Abitando in una località turistica, alcune buddiste le suggerivano di “abbandonare” la figlia per lavorare nei week-end. Nulla avrebbe potuto ferirla di più, ma poi praticò Daimoku per mettersi nei loro panni e capì che le suggeritrici non sapevano del suo Karma coi suoi figli, ognuno col rispettivo papà per cause esterne dovute a malattie gravi.

Si recò a colloquio con le quattro maestre della figlia disabile, cui ebbe l’opportunità di fare Shakubuku con l’esempio della propria vita. Fu Felicità da Mondo di Cielo. Due colloqui di lavoro invece andati male. Fu Depressione da Mondo di Inferno. In un istante da un mondo all’altro. Cominciò a sentirsi stanca, sfiduciata, demotivata. A dubitare della fede, forse perché pensava fosse solo un limone da cui spremere succo. Da precedenti esperienze aveva appreso che la funzione del demone del sesto cielo è sempre in agguato a nutrirsi degli insuccessi per far desistere il praticante. “Il re demone allora convoca tutti i suoi sudditi dei tre mondi del desiderio, della forma e della non forma e ordina loro: «Andate ad insidiare quel devoto del Sutra del Loto e (…) cercate di consigliarlo o di minacciarlo. (…) Insieme è impossibile che non riusciamo a impedirgli di conseguire la Buddità” (lettera a Misowa, RSND, 1, 793-794). 

Tuttavia, Gloss rimaneva nel dubbio. Allo Zadankai successivo, la Responsabile di Gruppo avrebbe voluto affidarle la scrittura di un'esperienza, ma lei era così nel Mondo di Inferno da affermare che sarebbe stato impossibile. Pensava di aver messo chissà quali cattive cause nelle vite passate da impedirle di raggiungere gli obiettivi di lavoro che si  dissolvevano uno dopo l’altro. Pochi giorno dopo si recò al Kaikan di Torino assieme ad una compagna di Fede, che si prestava da Corallo. Per reagire alle aspettative di noia, Gloss avrebbe praticato, fatto Zaimu, acquistato libri al Creacommercio. Quando si presentò sulla porta un baldo giovane, desideroso di conoscere il Buddismo di Nichiren Daishonin, le venne affidato perché gli raccontasse la propria esperienza di avvicinamento al Buddismo. Rese felice lui e se stessa. Lesse al simpatizzante su Nuovo Rinascimento un passaggio: “Vi prego di essere assolutamente certi che avete posto cause meravigliose nel passato, in virtù delle quali avete la possibilità di lavorare insieme per Kosen Rufu mondiale adesso, e che sicuramente godrete di uno splendido futuro come conseguenza dei vostri sforzi presenti” (NR 597, 4).  Proprio a lei, che nei giorni precedenti, avevo temuto di aver messo pessime cause nel proprio passato, Sensei Ikeda invece stava dicendo di non badarvi, ma di impegnarsi per il presente e il futuro.

Determinò allora che “D'ora in poi” sarebbe stato il suo motto, perché ogni momento può essere quello buono per fare la propria Rivoluzione Umana. Gloss, che ha tutt’ora un ego enorme, capì che non sempre auto-stima coincide con amore per la propria esistenza, perciò determinò di fare l’elogio della sua vita meravigliosa, spazzatura compresa. “Se vi sentite tristi e soli, accettate questi sentimenti (…) sopportateli con coraggio e trasformateli come nutrimento per la vostra crescita” (LA POESIA DELLA LUCE,  Seiyko Shinbum, 2000, Daisaku Ikeda) Grazie Sensei, che accompagni Gloss e i praticanti in ogni passo, dal buio alla luce, dalla melma al sole.

mercoledì 7 giugno 2017

VINCI SU TE STESSA E SII FELICE

L’invito che dà il titolo a questa esperienza riguardante l’essenza femminile è estratto dal messaggio della sig.ra Kaneko apparso sul Nuovo Rinascimento 599. Vincere su se stessa per essere felice a Gloss apparve subito come un’impresa titanica. È una guerra in atto, giorno per giorno, istante per istante, si perpetua per tutta l’esistenza. Occorre prima di tutto individuare cosa vada vinto, quale tendenza di base. Nel caso di Gloss soprattutto era in quel periodo l’arroganza, intesa come presunzione di sapere. Non fu mai umile, perché convinta che l’umiltà fosse madre di ipocrisia. Lo disse perfino Madre Teresa di Calcutta di sé. Ma saperlo non giustificava prevaricazioni degli altri. La rottura di un aneurisma cerebrale le aveva donato la conseguenza di non sapersi trattenere da scoppi di rabbia e burrascoso impeto delle sue parole nel confrontarsi, per esempio durante gli Zadankai. Perciò iniziò proprio da qui, a tenere in bocca la lingua, raffrenandosi e raffreddandosi, cercando di indossare prima i panni altrui. Eppure, sentiva che non era sufficiente.

A furia di lucidare i sei sensi con il Daimoku, si era imbattuta in una verità difficile da digerire. Lei che oltre quasi dieci anni combatteva lo stalking, “scoprì” di avere tutte le caratteristiche cliniche tipiche dello stalker. Supponendo che la sua tendenza di base fosse solo l’arroganza, ci si era adagiata, crogiolandosi nell’abitudine. Ma poi l’illuminazione: fino a quel momento, metteva recitazione sempre al mattino presto, stalkerando l’invito a più riprese nella chat buddista, quasi a “bacchettare” i compagni e le compagne di fede dalle quali aveva l’aspettativa venissero a recitare. Che tendenza occulta lo stalking? Di fatto, quella di essere determinati al raggiungimento di uno scopo.

Gloss determinò che tale scopo fosse Kosen Rufu. Perseverando e contattando “i buoni amici” buddisti per un sostegno e un aiuto pratico in vista di Kosen Rufu, ha vinto su se stessa. «La legge del Budda riguarda principalmente la vittoria o la sconfitta» (L'eroe del mondo, RSND, 1, 741) La vittoria sulla propria oscurità fondamentale assieme a Sensei, rinnovando il voto per Kosen Rufu, giorno per giorno.



giovedì 1 giugno 2017

L'ODIO VERSO IL GENITORE

Fin da piccola, il rapporto tra Gloss e sua madre fu conflittuale. La prima ottimista contro ogni aspettativa, la seconda pessimista cosmica. Una, anarchica e libertaria. L’altra, normativa e autoritaria. La prima elastica e affettuosa. La seconda, rigida e anafettiva. Fisiologiche differenze caratteriali che tra le due facevano scaturire scintille. Durante l'adolescenza, Gloss cercò di liberarsi da quello che considerava ingiusto giogo fuggendo di casa tre volte, per vedersi puntualmente riaccompagnata al nido materno. Durante il liceo determinò di costruirsi una autonomia economica che potesse renderla indipendente finita la scuola secondaria. Al quinto anno del Liceo Scientifico, terminò in parallelo l'Istituto Superiore d'Arte serale, mentre il pomeriggio praticava in un'Agenzia Pubblicitaria negli Anni della Milano da Bere. Conseguì un reddito tale che entro i due anni seguenti le consentì di acquistare un appartamento a una cinquantina di chilometri di distanza e di andarci a vivere con lo sposo, pur di allontanarsi dalla madre.

 

Tuttavia, nei trent'anni successivi il rapporto non migliorava. La madre sempre più dedita al problematico fratello di Gloss, Gloss sempre più lontana fisicamente. Divenne buddista e al primo Zadankai ricevette uno shock: i genitori sono scelti dai figli. Aveva convissuto cinquant’anni con l’idea cha la madre la odiasse, consolandosi grazie alla convinzione che non l’avesse scelta lei. Quindi, quando le fu detto che siamo noi a determinare i genitori, sentì di non poterlo accettare. Però Gloss aveva già imparato a fidarsi della Legge Mistica, quindi si sforzò di capire, con la testa e con il cuore. 

 

Parlò con compagni e compagne di fede, ascoltando le loro esperienze, lesse tutto quello che potesse parlarle di debito di gratitudine, concentrandosi in particolare sui Gosho “I quattro debiti di gratitudine” e “L'offerta della torta di fango”; percepì di avere avuto vite precedenti in cui era già Bodhisattva della Terra e che, invece del Nirvana, aveva scelto di tornare in questo mondo di sofferenze per illuminare sempre più gli altri e se stessa. Non c'è cosa migliore delle sofferenze per crescere e far crescere con compassione.

Così scelse una una madre che la odiasse allo scopo di fare Shakubuku con la vita a coloro che patissero le relazioni familiari. Doveva mettere una controtendenza nella relazione con la madre e l’occasione arrivò. La madre ormai ultra ottantenne cadde, fratturandosi malamente un braccio. Subì un intervento gravoso durante il quale il chirurgo le piazzò sul gomito un ferro fissato con sette chiodi, la sua normale routine quotidiana dichiarata recuperabile in non meno di tre mesi. Durante il ricovero, cadde nuovamente in ospedale. Una volta dimessa e rientrata a casa sua, Gloss la vide dimenticare i rubinetti aperti, lei che tutta la vita era stata una donna lucidissima, così tanto presente a se stessa da essere impietosa persino contro le proprie défaillances. Ora stava cedendo. Perciò, Gloss mise da parte orgoglio e rancore, recitò Daimoku con il ruggito del re leone, ma dentro di sé, per rispetto della madre che non voleva, quando poteva davanti a Gohonzon altrui, per la sua guarigione, determinando che potesse rientrare nella normale quotidianità operativa entro quindici giorni. Non tre mesi, ma quindici giorni. Accadde. Magia? No. Attivazione delle funzioni protettrici della vita, che siamo noi stessi.

Gloss le insegnò gli esercizi riabilitativi appresi in anni di assistenza al recupero funzionale dei giocatori di calcio. La mamma riuscì a recuperare la propria funzionalità quotidiana in una quindicina di giorni, tanto da farne strabiliare il chirurgo che l’aveva operata. Con l’attivazione del Daimoku, Gloss trasformò la propria repulsione contro sua madre in compassione verso di lei.

“Seguendo me, tu come devoto del Sutra del Loto, parli ad altri di questa Legge. Cos’è questo se non la trasmissione della Legge?”. (Sutra Del Loto, Cap. X, “Maestro della Legge”,  Nichiren Daishonin) Dunque, Maestro della Legge è perfino Gloss. Incoraggiata, la lodò nel suo Daimoku per le sofferenze che involontariamente le aveva inflitto e che però l’avevano preparata ad essere la donna forte di oggi. La madre si stupiva dell’innamorata adesione al buddismo, Gloss le rispondeva che se si coglie la felicità per se stessi e per l'intera umanità insita nella pratica, vi si aderisce con gioia e si propaga. Come tra innamorati.

 

«Quanto più profonde sono le radici che sviluppiamo nella società, tanto più numerose sono le difficoltà che sorgono, “facendo a gara per interferire”. Ma è proprio questa la prova della verità del Buddismo di Nichiren Daishonin, ed è qualcosa che non si può evitare. Qualsiasi difficoltà si possa manifestare, non abbiamo altra scelta che superarla!» (BS 180 - gennaio febbraio 2017, Risposta a un credente, Il Buddismo del sole / Lezione di Daisaku Ikeda sugli scritti di Nichiren Daishonin).


lunedì 29 maggio 2017

RELIGIONE, OPPIO DEI POPOLI

Da donna piena di dubbi su esistenza e razionalità qual è, fin dagli inizi della Fede, Gloss si chiedeva se tutta questa felicità propugnata dalla recitazione del Daimoku potesse rappresentare un'arma in mano ai Potenti per pacificare le tensioni interne degli individui, in modo tale da impedire loro di esplodere all’esterno con quelle rivoluzioni politiche che caratterizzano le società umana dalla notte dei tempi. Anche questa religione incarnerà il famigerato “oppio dei popoli” di marxista memoria?
 
Una Responsabile del Kaikan di Torino, Rosetta La Piana, cui si rivolse per ricevere guida sull’argomento, le suggerì di partire da un parallelo. «Se non so leggere uno spartito scritto da un musicista, non mi è possibile comprendere la musica e l’armonia che vi sono contenute. Daisaku Ikeda è come un musicista che sa leggere lo spartito, lo interpreta fino a fondersi con la musica. Il suo desiderio è di spiegarla a tutti, perché ognuno possa suonare il proprio strumento. Se ciascuno di noi impara a suonare il proprio strumento, significa che non è passivo, ma si attiva allo scopo di apprendere per se stesso e di propagare l’insegnamento agli altri, esattamente come fa Sensei. Tu mi parlavi di "oppio dei popoli", come se la religione riducesse all'immobilismo. Qui invece non c'è imposizione di immobilità o rassegnazione, al contrario c'è incoraggiamento ad agire. Non ci addormenta come l’oppio, anzi, ci vivifica». La metafora è efficace, ma sul viso di Gloss resta dipinto il dubbio della ricerca. Rosetta allora prosegue: «Questa è una religione che va controcorrente. Chi di noi ha ricevuto il Gohonzon è fortunato e le persone di quelle famiglie ne sono coinvolte. Noi abbiamo lo strumento per farle  avvicinare, per consentire loro di conoscere questa religione e proporre loro di  recitare per raggiungere la felicità duratura. Non esiste religione che si sia sviluppata in così tanti Paesi grazie alle persone comuni che si sono attivate, toccando il loro cuore e quello degli altri. Nel momento in cui decidiamo di mettere in pratica quello che dice il Maestro, la nostra vita si apre. Comprendiamo come seguire il Maestro, che è il musicista dello spartito. Tra noi e il Maestro non c'è differenza, tranne che Sensei non ha dubbi sul raggiungimento della nostra Buddità, al contrario di noi: è perciò che dobbiamo seguirlo.»
 
Forse per Gloss avrebbe potuto essere più convincente se la parola “religione” fosse stata sostituita da un sinonimo. Per noi occidentali, il termine “religione” è indissolubilmente legato ad una di quelle tre grandi religioni monoteiste che identificano il credo con un essere superiore cui rapportarsi sia nel bene che nel male, e ricevere di conseguenza premi e castighi, in funzione del concetto di colpa. Come un Grande Padre che comminasse punizioni, penitenze e premi, che decidesse chi fosse meritevole di
Inferno o Paradiso. Tuttavia, per gravose esperienze personali, Gloss aveva appreso che l’Inferno fosse già qui, in questa vita. Non sapeva più concepire che questo Padre Grande Buono e Onnipotente potesse permettere malattie, guerre, persecuzioni, ammazzamenti. Gloss aveva già imparato a trasformare il concetto di “colpa” in “responsabilità” grazie al Buddismo. Rosetta intuisce il suo disagio e riprende: «Tutto quello che ci accade non è negativo, a condizione che lo sappiamo usare bene. Per
comprendere la sostanza della Fede è importante entrare nel cuore sincero delle cose, sviluppando grande fede nel proprio illimitato potenziale e gratitudine verso i tre Maestri, perché ci hanno insegnato come essere e diventare felici. Abbiamo il potere nelle nostre mani, possiamo andare in controtendenza e non metterci la mente. Con questa pratica possiamo richiamare a gran voce la nostra Buddità, da soli, nessun altro può farlo. Appena riconosciamo il punto debole, facciamo subito il cambiamento. Occorre credere in se stessi come Budda illuminati e aiutare gli altri a riconoscere la propria Buddità. La nostra attività è per arricchire la nostra vita e aiutare gli altri ad essere felici col desiderio di parlare cuore a cuore. Ogni persona ha un grande valore
 
Gloss finalmente sentì qualcosa muoversi dentro di sé. Determinò di fare Zaimu ogni mese, anche se le sue sostanze economiche in quel momento non glielo avrebbero potuto permettere. Certo, avrebbe necessitato della saggezza per commisurare l’offerta con la possibilità di sopravvivenza personale. Espose il problema del lavoro. Rosetta le suggerì di ringraziare il Gohonzon, di determinarne l’ottenimento con lo scopo dell’espansione di Kosen Rufu, e soprattutto che avesse queste caratteristiche: Bellezza, Valore, Guadagno, come precisato nella rivoluzionaria proposta educativa di Tsunesaburo Makiguchi. Un lavoro che vive e si rigenera nel rappresentare un modello per tutti e tutte, creando valore nella Società. Processo di tutta una vita, non fine a se stesso, ma teso al miglioramento e alla trasformazione dei limiti e dei punti morti della persona e del vivere comunitario. Allo scopo, è decisivo accumulare fortuna recitando Daimoku e fare Shakubuku a persone che ottengano il Gohonzon, come fosse un deposito bancario. Dobbiamo insistere finché non si risolve. Accumulare fortuna recitando Daimoku  perché la vita va indirizzata.
 
Da quel giorno, la vita di Gloss si aprì: recitava offrendo gratitudine per i tre Maestri, per trovare un lavoro che le permettesse l’espansione di Kosen Rufu, realizzò uno Shakubuku intenzionata ad assisterlo fino al Gohonzon. Questa persona determinò di riceverlo e lo ottenne entro tre mesi. Trovò un nuovo lavoro che le consentì di essere libera nei giorni in cui la figlia disabile fosse presente, e con le caratteristiche di Bellezza, Valore, Guadagno. Sapeva che sarebbero arrivate le batoste del Re Demone del Sesto Cielo, ma sapeva anche come tenerlo a bada. A colpi di Daimoku.

lunedì 15 maggio 2017

TRASFORMARE IL MONDO DI ANIMALITÀ CON IL DATING

Se Karma è sinonimo di missione, già da prima di abbracciare il Gohonzon, Gloss era consapevole della missione nella vita: guidare le donne maltrattate verso la salvezza, offrendo loro gli strumenti atti a venir via dalle violenze domestiche prima che fosse troppo tardi. Non aveva possibilità di coltivare un rapporto d’amore sincero. In passato ne aveva già sperimentati tre importanti che, per quanto con esiti disastrosi, (il primo la tradì durante la gravidanza, il secondo la riempì di debiti, il terzo la pestò a sangue), l’avevano rafforzata in ricchezza interiore e profondità. Due figli ne rappresentavano l’aspetto positivo. Sapeva già come le sofferenze, combattute e vinte, facessero crescere e progressivamente migliorare. Una volta raggiunto lo status di single, non desiderando una impegnativa relazione esclusiva, si votò al poliamore, percepito come prevenzione dalle violenze domestiche, che cominciano da chi pretende l’esclusività sull'altro. Poliamore perché necessitava sopire i propri demoni interiori con il sesso e donare amore a chicchessia. Spendeva tempo libero sui siti di dating, strumento efficace per incontri di natura carnale. Pur non rendendosi conto di quanto poco selettivo fosse il poliamore da lei esercitato, fu la sua fortuna perché vi conobbe il Buddismo Soka.


Tramite uno di questi siti incontrò un genovese buddista, Gruista, che praticava da nove anni e che le fece Shakubuku. Indimenticabile per lei l’ora e il luogo dell’inizio della pratica: il Kaikan di Milano, dove in appena dieci minuti avvertì la connessione con gli altri sconosciuti astanti e l’Universo. In quel periodo era una paziente oncologica. Il giorno seguente avrebbe dovuto subire un intervento e ne era impaurita. Ma in un istante ogni timore svanì. Iniziò a cantare Daimoku dappertutto, persino sotto la macchina della radioterapia. Faceva Shakubuku a medici e pazienti, dedicando le parole più adatte a ciascuno. Studiava molto. A luglio venne ammessa come membro, senza Gohonzon perché non aveva abitazione. Ottenne fin dall’inizio della pratica prove concrete. Fra queste, una delle prime fu proprio la casa al prezzo determinato e entro la scadenza prevista. A dicembre poté ricevere il Gohonzon. Era finalmente felice nel mondo di Cielo.


Aveva nel frattempo conosciuto sempre via dating un ragazzo molto più giovane, Calabrisello, trader profittevole suddico, benestante, dotato di auto e moto potenti, al nord per ragioni di studio. Aveva fatto di matematica e musica sue ragioni di vita. Amava studiare la fisica quantistica per diletto. Praticava Reiki. Grazie a queste materie, aveva già colto l’esistenza di un’armonia che permeasse l’Universo, però non sapeva ancora come attingervi energia per sé. Gloss gli parlò del Buddismo, ma sulle prime era perplesso, credendolo una setta New Age. Si videro solo una volta, eppure ebbero condivisione di intelletti e di letti: a casa sua, Gloss dormì profondamente soddisfatta del Reiki che Calabrisello le aveva praticato. Finalmente con il Daimoku sapeva come moderare la sua improduttiva libido.


Gloss determinò di investire tempo ed energia personali nella nascente relazione. Dalla figlia disabile aveva imparato la lezione della dedizione e l’applicava al rapporto con questo ragazzo, con cui rimase in contatto nonostante nel frattempo si fosse trasferito a oltre milleduecento chilometri di distanza. Per le imminenti vacanze a giugno la invitò a raggiungerlo nel Sud Italia, e, conoscendo le sue indigenti condizioni, non solo le offriva ospitalità in un appartamento di famiglia situato su una spiaggia, ma anche il volo in aereo A/R. Gloss accettò, ringraziando il Gohonzon. Mise in valigia una copia di FELICITÀ IN QUESTO MONDO (1), fiduciosa che avrebbe abbracciato anche lui la missione per Kosen Rufu, gli portò pure un jutsu e un libricino di Gongyo e preghiere.


Si unirono finalmente, recitando Daimoku. Furono diciassette giorni profondi, intensi e totalizzanti, ma nel cuore di Gloss c’era la consapevolezza che la vacanza supportata da ristoranti chic, da tanto amore sensuale e dalla frequentazione di meravigliosi luoghi geografici rendesse favorevole la situazione. Non si creava aspettative nè si poneva domande, la vita le aveva già insegnato a vivere nel qui e ora, capace di godere appieno ciò che le proponeva. Cosa sarebbe successo alla fine di quei giorni era invece la domanda di Calabrisello. Gloss lo provocava affermando che sarebbe stato un amore contrastato, essendo lei di trent’anni più vecchia. Gli preconizzava che prima o poi l’avrebbe lasciata per una giovincella, la quale avrebbe saputo donargli un figlio. Che i suoi genitori, coetanei di lei, avrebbero osteggiato l’unione. Che una volta raggiunti gruppi di recitazione, avrebbe conosciuto altre buddiste, come e meglio di lei. Per contro, il ragazzo sosteneva che non avrebbe mai desiderato altra donna perché sarebbe stato impossibile trovare una parimenti colta e intelligente e saggia e bella, soprattutto tra quelle giovani; che di lei amava i capelli corti, le rughe e le imperfezioni dovute all’età avanzata. La flaccidità delle sue carni. A dire di Calabrisello, quegli elementi rappresentavano un cocktail intrigante per lui. Disse anche che non si sarebbe lasciato condizionare dalle opinioni altrui.


“Tolstoj affermò: «Basta che la gente dica davvero ciò che pensa o che almeno si astenga dal dire ciò che non pensa.» In altre parole, è importante non essere distolti dalle opinioni altrui o dai vecchi modi di pensare e di agire. Ognuno di noi deve diventare saggio e possedere convinzioni proprie.” (Daisaku Ikeda, Giorno per giorno, 23 dicembre.)

Gloss rientrò al termine della vacanza, attese, sospese l'auto giudizio, si dedicò all'auto miglioramento e alla scrittura che creasse valore.


Calabrisello le prospettò di incontrarsi a Roma per il proprio compleanno di metà di ottobre, da cui li separavano giorni ed esperienze, per certi versi anche brutali.

Si dice infatti che il Daimoku acceleri gli accadimenti. Ebbene, nemmeno tre giorni dopo la partenza dell'amata, il Calabrisello “si ritrovò nel letto” una ex-modella lituana, tra le nazionalità note per le opportunistiche mire. Non cedette alla tentazione. Comunicò alla sua Gloss la felice scelta. Non essendo mai stata gelosa, ma avendone provato una fitta proprio in questa evenienza, Gloss capì di essersi innamorata di lui e di non poter più sopportare il poliamore. Ringraziò la lituana davanti al Gohonzon come una Budda. Calabrisello e Gloss si confrontarono, confessandosi reciprocamente di desiderare un rapporto esclusivo.


Infine si trovarono a Roma, dove lui le propose di andare a convivere da lì ad un anno, redigendo apposito piano finanziario che prevedeva di incrementare le rispettive forze economiche per le esigenze di entrambi. Pur valutando insieme le difficoltà oggettive (ad esempio la lontananza dai suoi affetti), Gloss ne gioì con cuore sincero e cautamente acconsentì. Sul Ponte Milvio, in uno slancio tardoadolescenziale, agganciarono persino un lucchetto dell’amore, affidando al Tevere le chiavi. Lo considerarono il loro matrimonio. Si promisero vicendevolmente che lei gli avrebbe insegnato tecniche per rafforzare la disciplina necessaria al Trading, e che lui le avrebbe trasmesso le sue conoscenze di Trading via Skype. Concluso il weekend lungo, ognuno tornò alle sue residenze, lui al Sud, lei nel cuore delle Alpi.


Ma in pochi giorni si verificò un’altra accelerata inaspettata: il Calabrisello conobbe una buddista minorenne, bella, in carenza d'affetto, il cui padre morì giovanissimo, e la cui madre era gravemente malata. Il ragazzo raccontò a Gloss: «Mi stropiccia tutto e mi bacia, vorrebbe con me una storia duratura.»

Stavolta Gloss si avvilì, sentì di dover lottare per questo amore, contattò la ragazza e le intimò di lasciare stare il suo uomo. La ragazza rivelerà di essere già impegnata sentimentalmente. Con un altro.


Il Calabrisello accusò Gloss di aver fatto una mala azione. L’addebito le bruciò perché non si era opposto per la seconda volta agli attacchi dei demoni. Recitò come se dovesse ricavare acqua dal deserto, si confrontò con compagne di fede. Colse che arroganza e orgoglio l’avevano spinta a porre cattive cause comportandosi come una narcisista perversa, confermato dalla psicologa amica di famiglia del Calabrisello, che le rivelò di sentirsi manipolata. La psicologa le imputò di disinteressarsi dei genitori di lui, raccontò che il ragazzo era debole e fragile, che l’avrebbe sconsigliato di proseguire la relazione e le chiese di lasciarlo libero. Parole che furono convalida di sue caratteristiche mistificatrici tipiche dei narcisisti perversi contro cui Gloss combatteva da anni. Mise allora una serie di controtendenze, lodando lui, da cui si era sentita maltrattata, e la psicologa, perché le avevano evidenziato lati duri del suo carattere. Lodando la lituana che l’aveva insidiato, la minorenne stropicciatrice, e se stessa, perché comprese e accettò aspetti contrastanti del suo animo. Mise l’obiettivo di trasformarli per Kosen Rufu.


Con tanto Daimoku, avvertì quanto poco saggio sarebbe stato trasferirsi a Roma.


“Cosa c'è da fare adesso? Se in una relazione d'amore ciascuno dimentica di realizzare i propri obiettivi, ci si ritrova in una strada sbagliata. È importante incoraggiarsi l’un l’altro in questa direzione.” (Daisaku Ikeda, Giorno per Giorno, 13 novembre). Gloss aveva provveduto a raggiungere uno dopo l’altro gli obiettivi lavorativi prefissati. Calabrisello aveva provato coi suoi, non riuscendoci. Si allontanarono tra di loro. Le persone non più funzionali alla  crescita personale, spariscono. “Il vero amore non consiste nell’aggrapparsi l’un l’altro, bensì è un’interazione tra due persone solide, sicure della propria individualità. Invece di farsi coinvolgere dal sentimento così tanto da credere che si esiste solo se si è in due, sarebbe più sano continuare a sforzarsi per migliorare se stessi, cercando di imparare da quelle qualità che più si rispettano e si ammirano nel partner.” (In cammino con i giovani, Esperia, pagg. 30-31)


Calabrisello comunicò a Gloss di voler ricevere il Gohonzon per la fine di novembre. Furono giorni di grande unità e coesione, che però non celavano la realtà. Il Daimoku fa cadere i veli dell’illusione e dell’oscurità fondamentale. Lucida i sensi e incrementa la saggezza personale. Gloss percepì nettamente che gli obiettivi comuni erano andati a perdersi. Tranne quello per Kosen Rufu. A distanza di anni, Gloss è ancora grata a Calabrisello, anche se quest'ultimo non pratica più.


La Rivoluzione Umana è un processo che attraversa tutta la vita. Gloss volle trarre da questa esperienza una lezione su di sé, confrontandosi con le Responsabili del suo gruppo, andando a  scalpellare ciò che impedisce di vedere i desideri.

Ciò che Gloss desiderava davvero nella sua vita era una relazione duratura. Inoltre, la sua fragranza interna attraeva le tendenze dell’Universo; ma dimorando nel mondo di Animalità, attirava a sé solo persone dominate dallo stesso regno. Senza banalizzare lo stato vitale di Animalità, avrebbe necessitato di creare valore nella sfera emotiva. Si resta nel mondo di Animalità, legato alla stupidità, ovvero mancanza di saggezza, perché non si vede con gli occhi del Budda. Allora ci si trasformi procedendo alla purificazione dei sensi, prendendo consapevolezza della situazione di partenza, immaginando il corpo del percorso, ponendo la prova concreta e le determinazioni. Come?


Gloss studiò il Gosho del Daishonin, “I desideri sono illuminazione”, anche durante il rapporto carnale, dove la locuzione “trasformare se stessi e la propria tendenza di base con una recitazione corretta che pulisce i sei sensi” sintetizza come sovvertire l’ego da “amare me stessa” ad “amare la vita, di passato, presente, futuro”. Non eliminando l’ego, ma accogliendone i limiti e utilizzandoli per Kosen Rufu.

Creare valore coi sentimenti e nel mondo di Animalità, trovare anche nei Mondi Bassi la Buddità diventò il Karma di Gloss, ovvero la missione nell’incontro cuore a cuore. Utilizzò i siti di Dating per fare decine di Shakubuku, conoscendo finalmente uomini di confermato valore sociale, tra cui docenti universitari pure buddisti. Altri hanno iniziato la pratica.


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(1) Felicità in questo mondo, Un percorso alla scoperta del buddismo e della Soka Gakkai, Giuseppe Cloza (2012 )Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai


mercoledì 25 gennaio 2017

POLIPO IN INSALATA CON PATATE

Ogni tanto arriva questo mia esperienza, che altro non è che l'aggiornamento di una vicenda che perdura da oltre sei anni.
POLIPO IN INSALATA
Nel gennaio 2015 a Gloss fu diagnosticato un carcinoma mammario. Vi era preparata da quando la nonna materna ebbe avuto la medesima patologia. Non era ancora buddista. Ugualmente, non ne fu ossessionata, solo un po’ spaventata; però le molteplici esperienze di guarigione delle amiche la tranquillizzarono. Ormai la scienza medica considera semplice routine l’asportazione di un carcinoma mammario, cui sarebbe seguita la chemioterapia solo in caso il linfonodo sentinella risultasse già aggredito. In seguito, sarebbe stata sottoposta a un paio di mesi di radioterapia abbinata a cinque anni di assunzione di un farmaco che blocca la produzione di ormoni femminili. Il tutto a scopo preventivo di ulteriori carcinomi mammari. Avvisarono Gloss che quel farmaco avrebbe potuto ispessire l’endometrio e favorire la genesi di polipi, rendendo necessario un follow up specifico per scongiurare che si trasformassero in formazioni maligne.
In generale, l’équipe medica fu molto precisa e rassicurante, pur dicendole che prima si fosse fatto l’intervento, meglio sarebbe stato. Per quello stesso mese, tuttavia, la promotrice culturale di Gloss aveva programmato un tour nelle Puglie, fatto di interviste TV, Radio e convegno contro i maltrattamenti in famiglia, un’organizzazione imponente e impegnativa. Sapendo che al suo rientro sarebbe stata in buone mani, Gloss scelse di rimandare l’intervento chirurgico e partì con discreta tranquillità. Venne poi operata, il linfonodo sentinella risultò intatto, quindi non dovette nemmeno subire la chemioterapia. La radioterapia invece sì, lo prevede il protocollo preventivo assieme all’assunzione del farmaco ormonale. La sottoposero a una serie di indagini diagnostiche per rimuovere polipi endometriali eventualmente già annidati nell’utero. Ne scovarono uno che, quindi, fu asportato tempestivamente. In quella evenienza era appena diventata buddista, e, pur non avendo ancora ricevuto il Gohonzon, fu tranquilla e rilassata, nonostante temesse l’anestesia generale. Fece Shakubuku, ovvero parlò a medici e a pazienti del Buddismo di Nichiren Daishonin, affinché potessero sperimentare anche loro quella benefica tranquillità nelle avversità che deriva dalla pratica buddista. Successivamente, sotto il macchinario della radioterapia cantava Daimoku, costretta in posizioni a lei non solo non confacenti, ma che le causavano pena. Eppure con Nam-myoho-renge-kyo superava il dolore e stava subito meglio.
In autunno, a tre mesi dall’inizio della terapia ormonale, il suo endometrio fu sottoposto a un altro accertamento diagnostico. Fu identificato un nuovo polipo. Se nella primavera successiva fosse risultato ingrossato, sarebbe stato da… pescare. Ormai Gloss sapeva di non avere niente da temere e scherzava dicendo agli amici che li avrebbe invitati a cena, promettendo polipo in insalata con le patate per tutti. Prendeva l’intervento con leggerezza, non superficialità, sdrammatizzando, accettando, facendo sua la situazione. Si concentrò su tutto il resto: fede, ovvero fiducia nel cambiamento e nelle proprie infinite potenzialità, pratica per sé e per gli altri, studio del Buddismo.
Essere buddista non significa avere la bacchetta magica. Significa impegnarsi a fondo per conseguire costanza, pazienza e saggezza allo scopo di eseguire razionalmente tutte le prescrizioni e i controlli necessari. E riallinearsi misticamente al ritmo fondamentale dell’Universo, quella vibrazione che esiste dall’istante in cui il Big Ben esplose, dando il via al nostro mondo.
Al successivo controllo il polipo endometriale era sparito. I medici sbalorditi sottoposero la Gloss ad esami e controesami, ma il polipo era svanito nel nulla, con smacco degli amici che già si aspettavano una bella cenetta. Tutto questo tra dicembre 2014 e marzo 2016.
Nel mese di marzo 2020, dopo i cinque anni previsti, la terapia ormonale fu ultimata. Gloss si trovò a dover arginare improvvisa quanto inattesa emorragia, molto simile ad un mestruo, anche se troppo abbondante. A cinquantacinque anni un ciclo sarebbe stato improbabile. Più probabile un tumore. Conoscenza personale, saggezza scaturita con la pratica e fortuna accumulata col Daimoku la indussero a presentarsi al Pronto Soccorso Ginecologico di Torino, dove l’ecografia transvaginale decretò la necessità di un intervento esplorativo e un’immediata indagine istologica, il cui referto di norma è previsto dopo circa due mesi. Praticò Daimoku come se avesse dovuto estrarre l’acqua dal deserto per scongiurare la presenza del cancro e per ottenerne un responso il più velocemente possibile. In una settimana la chirurga le disse di aver ottenuto il referto che risultava negativo. Intanto le emorragie si erano fermate.
“Il punto cruciale è quanto ci sfidiamo e se trascorriamo il tempo degli inverni della vita in maniera significativa. Ciò che conta è vivere con la profonda convinzione che la primavera sicuramente arriverà.” (Per superare gli inverni della vita, BS, 168, 25)
A giugno 2020 si ritrova a sanguinare in modo piuttosto incisivo e pesante. Di nuovo al PS dello stesso ospedale che le aveva comminato il primo intervento e che a questo giro la sottopone ad altre ecografie transvaginali, prescrivendole una isteroscopia per controllare quell’endometrio misterioso in modo più efficace di quanto possa fare l’ecografia. Risulta tappezzato di polipi. Ma non di cancro: l’ennesimo esame istologico li decreta infatti negativi. Potere del Daimoku, incomprensibile ai più che non lo sperimentano. Il sanguinamento scema fino a sparire. Ma a fine agosto una nuova e drammatica emorragia la induce a presentarsi ancora una volta a settembre sempre allo stesso PS, stavolta però nella convinzione di avere sviluppato un cancro. Di lì a poche settimane il pre ricovero e un ulteriore raschiamento, con relativo istologico. NEGATIVO. Si risolleva l’animo con il termine del sanguinamento.
A novembre tutto daccapo: i medici ormai la conoscono, hanno parlato tra loro circa l’opportunità di asportare quell’utero capriccioso. Gloss tendenzialmente non è d’accordo, avrebbe il piacere di passare in latenza tutta intera, ma del resto i medici reiterano il sospetto di tumore, diversamente tutti quei sanguinamenti non si spiegherebbero. Davanti al terribile spauracchio Gloss suppone sia meglio arrivare più tardi alla latenza, pur con un pezzo di meno, che non troppo presto a causa di un pezzo in più. E così si rassegna. Intanto sulla sua cartella clinica, ormai voluminosa assai, viene riportata a penna la locuzione INTERVENTO URGENTE. Peccato che in segreteria le viene spiegato che sì, l’intervento è urgente, che sì, si tratterà forse di un’ablazione (un raschiamento cioè, ma più incisivo e di durata doppia e che pertanto necessiterà di un pre ricovero più invasivo, essendo previsti anche i Raggi X al torace), o forse potrà trattarsi di una isterectomia (molto più veloce dell’ablazione, ma eseguibile soltanto in caso di cancro accertato, diversamente sarebbe un iper trattamento non necessario. Contestualmente, però, le viene anche segnalato che tutta l’équipe è a casa in malattia con il covid19. Pertanto farà a breve il prericovero, senza sapere se e quando avrebbe subito l’intervento. A questo punto, Gloss si affida all’universo. Inutile pensare a strategie particolari, ormai sa che la vita deciderà il meglio per lei e quando sarà il momento più opportuno. Pratica tutti i giorni, non tanto con l’obiettivo dell’intervento, quanto di essere e fare nella propria vita e in quella degli altri Kosen Rufu, ovvero “dichiarare e diffondere estesamente" in riferimento al processo di assicurare una pace duratura e la felicità di tutta l’umanità, stabilendo nella società gli ideali umanistici del Buddismo, prima tra tutti l’assoluto rispetto per la dignità della vita. Anche se di natura tumorale.
Trascorre un altro mese, fino al giorno in cui l’ospedale la chiama per una ecografia transvaginale, che, combinazione, è eseguita proprio in un momento in cui le perdite si fermano. L’operatore allibisce davanto a quello che scopre: Gloss sta ovulando in quel preciso istante, davanti ai propri occhi. O, meglio, davanti agli occhi della sonda ecografica. L’operatore avanza l’ipotesi che quelle reiterate perdite altro non fossero che normali cicli mestruali. Pur restando basito, (non conoscendo il Potere della Legge Mistica di Causa Effetto), le suggerisce di farsi prescrivere una cura di progesterone per interromperle. Che Gloss inizia. Ma in capo a una settimana, l’emorragia si accentua così tanto da causarle mancamenti. Nel giro di un weekend, Gloss perde talmente tanto sangue da barcollare, da avere capogiri, nausee, mal di testa, vedere nero, fino a quasi svenire. Vuole attendere la chiamata dall’ospedale, ma il suo partner la obbliga a presentarsi per l’ennesima volta in PS, dove, oltre che a somministrarle un antiemorragico, a tampone negativo, la ricoverano d’urgenza per eseguire finalmente il tanto sospirato intervento. Durante la notte, essendo l’emoglobina bassissima, le somministrano due sacche di plasma. Al mattino, terminato l’effetto del farmaco, seppur timidamente, l’emorragia riprende. Segnalato il fatto ai medici - "Ora che si è ripristinato il livello corretto di emoglobina, non vorrete mica aspettare di farmi altre due sacche di plasma!?" - in mattinata la visitano, proponendole l’asportazione dell’utero. A questo punto, Gloss è costretta fare la fatidica domanda: "Signori, vi prego di essere sinceri e diretti: c’è un cancro?". Alla risposta negativa, allora riprende: "Ciò mi consola. Ma a questo punto, signori medici, correggetemi se sbaglio, lascerei fare a Madre Natura il suo corso. Se mai deciderà un domani di farmi venire il cancro, in quel momento si potrà prendere la decisione drastica di eseguire l’isterectomia. Ma fino ad allora, vorrei poter beneficiare di quel poco di funzionalità del mio utero." I medici si guardano stupiti e rassegnati davanti alla determinazione di Gloss, acconsentono a eseguire un intervento forse meno remunerativo, maggiormente lungo e complesso. Ma finalmente decisivo.
Invece dei previsti venti minuti, l’operazione dura ben più di un’ora. Pur essendo l’ultima nella scaletta della sala operatoria, Gloss può beneficiare dell’accuratezza di chirurghi preparati competenti resistenti e allenati alla fatica. Persino seguirli sul monitor senza dolore, in quanto l’anestesia epidurale continua a fare effetto.
A distanza di un mese dall’intervento, Gloss non sanguina più e si sente in perfetta forma, nel pieno delle proprie forze. Ha ultimato la combinata azione dei medicinali necessari a ripristinare il regolare livello di emoglobina nel sangue ed è ripartita con Sensei a fare Shakubuku nel proprio ambiente, colmo di invidie e gelosie ad alto tasso di umanità. Ma questa è un’altra storia.
Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, dice: «Decidete semplicemente con tutta la determinazione di cui siete capaci che vi rifiutate di essere sconfitti, e fate del vostro meglio. Con la fede nel Buddismo del Daishonin potete trasformare qualsiasi cosa in beneficio e sarete in grado di attingere a una fortuna senza limiti. Quando alla fine vincerete, tutte le lotte passate si trasformeranno in teneri ricordi» (Trasformare qualsiasi cosa in beneficio, D. Ikeda, NR, 434, 4)