mercoledì 30 settembre 2020

CONTRO LE INGIUSTIZIE

Come determinato anni fa, avendo la possibilità economica per dedicarsi a tempo pieno all’espansione della cultura, Gloss persegue tutt’oggi l’obiettivo di Creare Valore con la sua scrittura. 

Grata all’Universo e a se stessa di aver ottenuto una modesta autosufficienza finanziaria, consacra tempo denaro energie creattività (con due T) alla redazione di saggi, narrativa e poesie contro la violenza sulle donne, rimarcando la cultura del rispetto, indispensabile per prevenire crimini odiosi e violenti. Anche se tuttavia è consapevole che la Rivoluzione Umana di ciascuno e ciascuna necessiti subire anche atti orrendi cui dover reagire per raggiungere la propria Buddità.


Si è allenata a sfidare la propria innata timidezza per contattare enti, associazioni, sindacati ,luoghi che possano ospitare gli argomenti a lei cari e dare lustro alla missione. Utilizza i Social proprio a questo scopo. Il gestore/scrittore di una pagina addetta alla Cultura e alla sua promozione le propone di fare una diretta Facebook assieme al partner FabryBudda che l’accompagna alla chitarra con alcune improvvisazioni musicali.


Felici e grati di questa opportunità, anche se solo online, hanno aderito, inviandogli parecchi giorni prima del materiale affinché potesse lui stesso promuovere l’evento. Nel pomeriggio, poche ore prima, il personaggio, scrittore a sua volta - e va rimarcato - afferma di non averlo ricevuto. Gloss e FabryBudda per promuovere l’evento si sono fatti bloccare da Facebook per spam, ma tutti i loro amici online e offline erano stati informati. Purtroppo, fidandosi delle competenze tecniche del sedicente promotore culturale, nonché scrittore, di fatto uno sconosciuto, arrivano pronti alla diretta senza che costui si fosse organizzato, né dal punto di vista promozionale, nemmeno da quello tecnico. Non sapeva che la diretta Facebook necessitava compresenza, almeno in video. Ha tuttavia parlato della gravità del problema della violenza sulle donne, sottolineando però di essersene occupato lui nelle sue opere. In buona sostanza, ha approfittato della notorietà della Gloss in questo ambito per auto promuoversi.


“La nuova campagna #10kdialogueforjustice (#10miladialoghiperlagiustizia) è volta a creare un’ondata di 10.000 dialoghi entro il prossimo 18 novembre per diffondere l’importanza degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Lo scopo è di propagare nella società il rispetto della dignità della vita, fondamento della pratica buddista e unica strada possibile per realizzare una società pacifica e sostenibile.” (NR, 680).


Gloss è felice per lui, però pratica perché quel personaggio quanto prima raggiunga la sua felicità duratura senza più mezzucci.


martedì 22 settembre 2020

LA VITA MISTERO PREZIOSO

LA VITA MISTERO PREZIOSO 
di Daisaku Ikeda
Le infinite possibilità della vita.
Un film che ha fortemente impressionato Gloss fu E Johnny prese il fucile, che racconta la storia di un giovane soldato gravemente mutilato durante la Prima guerra mondiale. La maggior parte delle persone avrebbe considerato la sua sopravvivenza come una vera sfortuna. A causa di una bomba, infatti, egli aveva perso le braccia e le gambe, la vista, l'udito, l'olfatto e persino la lingua. Sulla sua faccia c'era un buco aperto e praticamente lui non era altro che un pezzo di carne tenuto in vita dai miracoli della medicina. Sebbene lucido di mente, non aveva modo di farlo capire, e all'inizio non era in grado neppure di sapere dove si trovava e in quali condizioni. Era poco più di vegetale. La domanda che il film si poneva era: “Cosa significa essere vivi?”
Il film era tratto dal romanzo omonimo di Dalton Trumbo, che fu pubblicato subito dopo l'inizio della Seconda guerra mondiale. Gloss non sa se si tratti di una storia vera, ma anche se non lo fosse la domanda posta dal film è molto attuale in quanto oggi esistono molte persone tenute in vita allo stato vegetativo grazie ai progressi della scienza medica. Che cos'è un essere umano in queste condizioni? Qual è la sua forza vitale?


Nel film, l'unica percezione sensoriale che il soldato manteneva era quella tattile. Riusciva a sentire quando qualcuno lo toccava, e poteva rispondere muovendo leggermente il tronco. Quando aveva ripreso coscienza non era consapevole del tempo e dello spazio, ma dopo un certo periodo riuscì nuovamente a percepire lo scorrere del tempo sensibilizzandosi ai piccoli cambiamenti di temperatura. Quando la stanza diventava un po' più calda, sapeva che il sole si era levato ed era cominciato un altro giorno. Gradualmente, imparò a capire approssimativamente che ora era.


Ma che esistenza infernale era la sua! Non aveva alcun modo di sapere dove si trovava, non poteva esprimersi, non aveva la benché minima libertà di azione. Come fa la mente a sopportare una simile situazione? Anche se tutti noi dipendiamo costantemente dagli altri, ci piace pensare di essere autosufficienti. Ci piace concepire ogni cosa nell'universo in rapporto a noi. Ci piace cercare di manifestarci in una forma ideale. Ma cosa succede quando il cervello umano è costretto a vivere quasi interamente per se stesso, isolato dal resto del mondo, come nel caso del soldato del film?


Per una persona in una situazione del genere, la vita deve essere simile a una condizione onirica, in quanto le attività sono solamente mentali, proprio come accade in un sogno. Nel film, il soldato oscillava continuamente tra il ricordo e l'immaginazione. All'inizio, poteva solo rispondere passivamente agli stimoli esterni. Quando sentiva il dolore delle ferite immaginava che i topi gli rodessero la carne. In seguito, divenne capace di analizzare gli stimoli esterni con maggiore razionalità. Un giorno ebbe l'intuizione che quello che aveva preso per un topo che si muoveva sul suo petto era in realtà un dito che formava delle lettere. Comprese che le lettere formavano le parole “Buon Natale” e batté ripetutamente la testa contro il cuscino per far capire con l'alfabeto Morse che aveva compreso l'augurio. L'infermiera che gli aveva scritto le parole sul suo petto gli batté leggermente sulla fronte per rispondergli. Il soldato non solo aveva ristabilito un contatto con il mondo, ma, come risulta dal seguito della storia, aveva cominciato una calorosa amicizia.


Privo degli arti, degli organi di senso e della capacità di parlare, il soldato era tuttavia ancora vivo. In profondità dentro di lui il flusso della vita universale continuava a scorrere, e l'energia della sua forza vitale era scaturita per sostenerlo. Avendo trovato un modo per comunicare, cominciò a percepire quali erano le sue condizioni e decise, anche in quello stato semivegetale, di sfruttare al massimo quel poco che era in grado di fare. In questo senso, il film è un potente dramma che narra una storia umana.


In un altro senso,  E Johnny prese il fucile è un monito per i nostri tempi. La civiltà contemporanea è una civiltà meccanizzata, in cui il singolo essere umano tende a diventare nient'altro che l'ingranaggio di una gigantesca società massificata. Gli individui pensano di essere liberi, ma sempre più spesso agiscono soltanto in risposta a un bombardamento propagandistico.  Sentendosi piccoli e impotenti interiormente, non trovano il modo di esprimersi. Parlano di rovesciare il sistema o di opporsi alla società, ma anche questi moti di ribellione di solito sono soltanto passeggeri.


Da un punto di vista più ampio, l'uomo moderno, nella società industriale, somiglia molto al soldato mutilato. Anche se possiede gli arti e gli organi di senso, ha perso il significato della propria identità e della propria autonomia mentale. Sempre più spesso, non riesce neanche a rendersi conto che la sua esistenza è passiva e negativa. Da questo punto di vista, si trova in una condizione peggiore di quella del soldato del film. Perdere la propria identità e non esserne nemmeno coscienti significa perdere il proprio innato valore di esseri umani.


martedì 8 settembre 2020

KARMA UGUALE MISSIONE

Venti minuti di botte prima di morire.

Dopo una giornata di lavoro onesto, Willy Monteiro Duarte esce con gli amici. Nel tornare a casa, assiste a una lite. Il ragazzo preso di mira è un suo ex compagno di classe. Decide di intervenire. Entro pochi minuti, il senso di giustizia gli costerà la vita.

È passato in latenza Willy “agevolato” da un calcio in pieno alla testa prima in piedi, poi a terra, da altri calci e pugni sferrati da professionisti della rissa. Troverete i dettagli nel sito in netnografia, l’unica informazione possibile oggi in Italia.


Gloss fa i nomi per sparare un faro contro gli aggressori, già pluripremiati dalla giustizia italiana -  precedenti per spaccio, per lesioni, per risse notturne: Mario Pincarelli, Francesco Belleggia, Marco e Gabriele Bianchi. Un quinto amico risulta solo indagato. 

Stramazzato Willy sull’asfalto, gli aggressori continuano a colpire duro per venti minuti.

Nonostante le telecamere di sicurezza dei dintorni fossero state disattivate, foto degli aggressori, dato modello e targa del Suv erano state prese dagli astanti. 


Due ore dopo, il gruppo aggressore viene sorpreso a bere una birra e a postare video umoristici su Facebook nel locale di proprietà della famiglia Bianchi. Come se nulla fosse. Come se non avessero appena ammazzato un giovane.


Gloss legge e rilegge queste notizie asciugate e lucide. Legge e rilegge.  Legge e rilegge.  Legge e rilegge. Non riesce più a scrivere. Poi prende uno de I TASCABILI / 04, Esperia, 2011, KARMA, un altro modo per dire missione. Dalla pagina del frontespizio: “Il termine deriva dalla parola sanscrita kàrman, la cui radice kr-, che significa agire, fare, ha dato origine al termine latino e italiano creare”.


Una domanda le sorge subitanea: cosa crei, se sei ammazzano di botte? Diventerebbe inaccettabile il concetto di karma, se Gloss si fermasse alla superficie. Nel caso di Willy, ha seguito due considerazioni distinte e quasi opposte circa il concetto di karma. Quelle relative a Willy e quella agli aggressori.


Com’è inteso da noi occidentali, il karma è sorta di castigo senza possibilità di redenzione attraverso il pentimento. Provenendo da una cultura di tipo cristiano cattolico, il concetto di pentimento può risultare ambiguo. Secondo le scritture buddiste, la miglior causa possibile consiste nel lodare la Legge, mentre la peggiore è offenderla. Offendere la Legge significa prima di tutto offendere la vita. Infliggere una sofferenza agli altri significa porre una causa per la propria sofferenza, quindi per traslazione offendere la propria vita. A meno di riuscire a cambiare il karma, a realizzare la propria rivoluzione interiore, si rischia di restarne invischiati. La rivoluzione interiore passa anche attraverso una rivoluzione del modo di vedere il karma: da fardello che ci si trova di malavoglia a portare, a espediente che abbiamo deciso di utilizzare per sperimentare l’illuminazione in questa esistenza.


Facciamo il caso di Gloss. Un marito picchiatore, una figlia disabile, un carcinoma mammario, una rottura di aneurisma cerebrale. Eppure è ancora qui a parlare di missione, a portare incoraggiamento a coloro che ne sono ancora impaniati. Nichiren Daishonin le ha insegnato come trasformare il suo karma in questa vita. Il Sutra del Loto di cui si fece portavoce racchiude il nucleo essenziale del Buddismo secondo il quale tutte le persone possono conseguire la Buddità e sono degne di rispetto, e bisogna impegnarsi per realizzare la felicità propria e degli altri. In poche parole, si impara anche dalle persone sbagliate e perciò ci si inchina rispettosamente davanti a loro. Non è masochismo. È credere nella trasformazione del karma. Le avversità che si incontrano diventano opportunità per liberarsi del karma negativo e temprare la vita.


Sì, ma Willy è morto. Hai voglia a temprarsi. Ormai è passato in latenza. Cosa potrà mai trasformare ancora? Non è lui a doverlo fare, ma tutti quelli che potranno prendere esempio da lui. Secondo le scritture buddiste, è possibile assumere volontariamente il karma appropriato per adempiere il proprio voto per Kosen Rufu. I Bodhisattva rinascono in questo mondo animati dal desiderio di adempiere il loro voto, mentre le persone comuni nascono nelle circostanze presenti come effetto del loro karma. In particolare, il Sutra del Loto spiega che i Bodhisattva, che hanno accumulato un’immensa fortuna con la pratica buddista nelle vite passate, rinunciamo volontariamente alle ricompense delle loro azioni pure e scelgono invece di nascere di nuovo in questo mondo impuro e pieno di malvagità. Questo perché provano compassione per gli esseri viventi (compassione non in senso cristiano, ma buddista, che consiste cioè nel riconoscere il seme della Buddità in chiunque, anche in chi fa del male) e desiderano salvarli dalla sofferenza, e di conseguenza anche loro incontreranno sofferenze, proprio come le persone comuni che nascono in questo mondo malvagio a causa del loro cattivo karma.


Se si assume questo punto di vista, le avversità incontrate assumono un significato nuovo. Non si considera più questa vita come effetto di cattivo karma, ma come opportunità per adempiere al voto di Bodhisattva di condurre le persone alla felicità. Condividendo le sofferenze degli altri come fossero le nostre, si può mostrare con l’esempio come superarle. Quando trasformiamo il nostro karma in missione, trasformiamo il ruolo che svolge il nostro destino da negativo a positivo. (Il mondo del gosho, Esperia, 2015, pag.461) E in più, per concludere i riferimenti agli insegnamento buddisti, chi passa in latenza è perché ha concluso la sua missione in questa esistenza. 


In poche parole, gli aggressori di Willy sono segnati da un karma negativo che li ha portati a compiere ulteriori nefandezze. La peggiore di tutte è l’offesa alla vita altrui: hanno ucciso un uomo. Che è in definitiva offendere la propria. Condannati, questa volta sì, a rinascere all’infinito per espiare la propria grave colpa.

C’è invece da credere che Willy fosse rinato per porre un buon esempio a tutti e tutte noi: difendere la vita altrui. Forse adesso smetterà di rinascere, per godersi il meritato Nirvana.

Consolatorio? Gloss non saprebbe, ma invita a sperimentare sulla propria pelle un partner picchiatore, una figlia disabile, un cancro, per poi chiedersi se si ha necessità di consolazione. Ma con le proprie forze, non aspettandola dall'esterno.

Un'ulteriore considerazione: Willy è un Bodhisattva, perché intervenuto a difesa altrui. Ma non Bodhisattva della Terra, in quanto non praticante del Buddismo. Se lo fosse stato, avrebbe anche avuto la saggezza di non intervenire fisicamente, ma di tentare la via della conciliazione a tutela della propria Vita Preziosa.

Netnografia: www.tpi.it (ultimo aggiornamento: 8 settembre 2020)