mercoledì 18 ottobre 2017

VINCERE SU NOI STESSI

«La legge del Budda riguarda principalmente la vittoria o la sconfitta» (L'eroe del Mondo, RSND, 1, 741)

 

Tutte le mattine all’alba, prima ancora di alzarsi dal letto, Gloss era solita controllare il suo account Facebook, che usa tuttora per lavorare. La notizia alle 8 del 18 ottobre 2017 la risveglia dal tipico torpore da Social: un importante scrittore di Milano, che spesso dileggiava i “sedicenti scrittori” odierni che non guadagnano la pagnotta dai loro scritti (come Gloss), la lodò, proponendole un incontro. Finalmente, dopo mesi di “stalking”, aveva raggiunto l’obiettivo di catturarne l’attenzione.

 

Molto tempo prima, quando si chiedeva cosa significasse vincere su se stessi, ne comprese a fondo il significato solo praticando Daimoku. Fu per Gloss come trovarsi davanti uno specchio che le rimandava l’immagine di uno stalker, figura emblematica contro la quale combatteva già da una decina d'anni. Per la prima volta dall’inizio della pratica, tre anni avanti, cadde nel mondo d'inferno, da cui si risollevò cantando gratitudine con il Daimoku. Da quel giorno determinò di prendere esempio dai tre Maestri, portando pace e gioia con la propria vita, ma soprattutto di usare i “difetti” per Kosen Rufu. Era arrogante perché saputa? Allora che l’arroganza diventasse saggia sapienza per Kosen Rufu, mettendosi nei panni altrui. Era stalker perché testarda? Allora che la testardaggine diventasse determinazione per creare valore. Aveva un ego spropositato, rafforzato dalle vittorie conseguite sulle sofferenze, sia relazionali che in campo salutistico? E allora che usasse quell’ego per incoraggiare chi versava ancora in quelle condizioni, sia di salute che affettive. 

In questo accoglimento e trasformazione dei propri “difetti” consiste la Rivoluzione Umana.

 

Post per post, settimana dopo settimana, proprio come uno stalker, allo scrittore aveva portato via Facebook esempi di eminenti autori dei secoli passati che per sostentarsi praticavano altre professioni. Illustrò anche autorevoli autori contemporanei, riconosciuti brillanti dal punto di vista dei proventi economici (il termine “brillanti” nell’editoria italiana da macero, significa comunque guadagni ridottissimi), molti lavorano chi in banca, chi come bidello, chi come spazzino, chi nella fisica applicata. Tutti mestieri parimenti nobili. Per sostentarsi, Gloss stessa faceva la badante e ne andava fiera. Determinò di fare del bene anche arruolandosi come volontaria soccorritrice in Croce Rossa, senza ricavare nulla in cambio, perché sapeva per esperienza che il bene le sarebbe tornato. Si prefisse di scrivere il suo primo romanzo contro gli armamenti nucleari, nel nome del disarmo interiore. Tutte buone cause che le avrebbero fruttato.

 

Infatti, ecco l'editore che le chiese di conoscerla meglio di quanto non si potesse fare tramite i Social (la vita non è Facebook). Comunque sarebbe andata, era già stato un successo. Per Gloss l’aver attratto la sua attenzione costituiva una vittoria. Grazie Sensei, grazie Legge Mistica, ma soprattutto grazie Gloss, così com’era, melma trasformata compresa. Gloss non era Gloss così solo perché buddista; lo sarebbe stata anche da musulmana, cattolica o indù. Il buddismo però le dava, e le dà, lo strumento per capire come funzioni la vita e la forza e la convinzione di rinascere ogni giorno ad ogni sofferenza. Anzi, oltre: le consentiva di testimoniare con la propria vita e i successi sulle afflizioni a chi ne avesse avuto bisogno, rendendo felice se stessa assieme agli altri e le altre. E l’attenzione da parte dell’editore era la conferma della sua vittoria personale.

 

Vincere su se stessi è la lotta più importante di tutte. La forza assoluta che porta alla vittoria in

queste battaglie è la fede, la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Quando recitiamo al

Gohonzon con la determinazione di vincere e poi agiamo, possiamo davvero trionfare in ogni

ambito.” (D. Ikeda, NR, 602, 31)