mercoledì 25 gennaio 2017

POLIPO IN INSALATA CON PATATE

Ogni tanto arriva questo mia esperienza, che altro non è che l'aggiornamento di una vicenda che perdura da oltre sei anni.
POLIPO IN INSALATA
Nel gennaio 2015 a Gloss fu diagnosticato un carcinoma mammario. Vi era preparata da quando la nonna materna ebbe avuto la medesima patologia. Non era ancora buddista. Ugualmente, non ne fu ossessionata, solo un po’ spaventata; però le molteplici esperienze di guarigione delle amiche la tranquillizzarono. Ormai la scienza medica considera semplice routine l’asportazione di un carcinoma mammario, cui sarebbe seguita la chemioterapia solo in caso il linfonodo sentinella risultasse già aggredito. In seguito, sarebbe stata sottoposta a un paio di mesi di radioterapia abbinata a cinque anni di assunzione di un farmaco che blocca la produzione di ormoni femminili. Il tutto a scopo preventivo di ulteriori carcinomi mammari. Avvisarono Gloss che quel farmaco avrebbe potuto ispessire l’endometrio e favorire la genesi di polipi, rendendo necessario un follow up specifico per scongiurare che si trasformassero in formazioni maligne.
In generale, l’équipe medica fu molto precisa e rassicurante, pur dicendole che prima si fosse fatto l’intervento, meglio sarebbe stato. Per quello stesso mese, tuttavia, la promotrice culturale di Gloss aveva programmato un tour nelle Puglie, fatto di interviste TV, Radio e convegno contro i maltrattamenti in famiglia, un’organizzazione imponente e impegnativa. Sapendo che al suo rientro sarebbe stata in buone mani, Gloss scelse di rimandare l’intervento chirurgico e partì con discreta tranquillità. Venne poi operata, il linfonodo sentinella risultò intatto, quindi non dovette nemmeno subire la chemioterapia. La radioterapia invece sì, lo prevede il protocollo preventivo assieme all’assunzione del farmaco ormonale. La sottoposero a una serie di indagini diagnostiche per rimuovere polipi endometriali eventualmente già annidati nell’utero. Ne scovarono uno che, quindi, fu asportato tempestivamente. In quella evenienza era appena diventata buddista, e, pur non avendo ancora ricevuto il Gohonzon, fu tranquilla e rilassata, nonostante temesse l’anestesia generale. Fece Shakubuku, ovvero parlò a medici e a pazienti del Buddismo di Nichiren Daishonin, affinché potessero sperimentare anche loro quella benefica tranquillità nelle avversità che deriva dalla pratica buddista. Successivamente, sotto il macchinario della radioterapia cantava Daimoku, costretta in posizioni a lei non solo non confacenti, ma che le causavano pena. Eppure con Nam-myoho-renge-kyo superava il dolore e stava subito meglio.
In autunno, a tre mesi dall’inizio della terapia ormonale, il suo endometrio fu sottoposto a un altro accertamento diagnostico. Fu identificato un nuovo polipo. Se nella primavera successiva fosse risultato ingrossato, sarebbe stato da… pescare. Ormai Gloss sapeva di non avere niente da temere e scherzava dicendo agli amici che li avrebbe invitati a cena, promettendo polipo in insalata con le patate per tutti. Prendeva l’intervento con leggerezza, non superficialità, sdrammatizzando, accettando, facendo sua la situazione. Si concentrò su tutto il resto: fede, ovvero fiducia nel cambiamento e nelle proprie infinite potenzialità, pratica per sé e per gli altri, studio del Buddismo.
Essere buddista non significa avere la bacchetta magica. Significa impegnarsi a fondo per conseguire costanza, pazienza e saggezza allo scopo di eseguire razionalmente tutte le prescrizioni e i controlli necessari. E riallinearsi misticamente al ritmo fondamentale dell’Universo, quella vibrazione che esiste dall’istante in cui il Big Ben esplose, dando il via al nostro mondo.
Al successivo controllo il polipo endometriale era sparito. I medici sbalorditi sottoposero la Gloss ad esami e controesami, ma il polipo era svanito nel nulla, con smacco degli amici che già si aspettavano una bella cenetta. Tutto questo tra dicembre 2014 e marzo 2016.
Nel mese di marzo 2020, dopo i cinque anni previsti, la terapia ormonale fu ultimata. Gloss si trovò a dover arginare improvvisa quanto inattesa emorragia, molto simile ad un mestruo, anche se troppo abbondante. A cinquantacinque anni un ciclo sarebbe stato improbabile. Più probabile un tumore. Conoscenza personale, saggezza scaturita con la pratica e fortuna accumulata col Daimoku la indussero a presentarsi al Pronto Soccorso Ginecologico di Torino, dove l’ecografia transvaginale decretò la necessità di un intervento esplorativo e un’immediata indagine istologica, il cui referto di norma è previsto dopo circa due mesi. Praticò Daimoku come se avesse dovuto estrarre l’acqua dal deserto per scongiurare la presenza del cancro e per ottenerne un responso il più velocemente possibile. In una settimana la chirurga le disse di aver ottenuto il referto che risultava negativo. Intanto le emorragie si erano fermate.
“Il punto cruciale è quanto ci sfidiamo e se trascorriamo il tempo degli inverni della vita in maniera significativa. Ciò che conta è vivere con la profonda convinzione che la primavera sicuramente arriverà.” (Per superare gli inverni della vita, BS, 168, 25)
A giugno 2020 si ritrova a sanguinare in modo piuttosto incisivo e pesante. Di nuovo al PS dello stesso ospedale che le aveva comminato il primo intervento e che a questo giro la sottopone ad altre ecografie transvaginali, prescrivendole una isteroscopia per controllare quell’endometrio misterioso in modo più efficace di quanto possa fare l’ecografia. Risulta tappezzato di polipi. Ma non di cancro: l’ennesimo esame istologico li decreta infatti negativi. Potere del Daimoku, incomprensibile ai più che non lo sperimentano. Il sanguinamento scema fino a sparire. Ma a fine agosto una nuova e drammatica emorragia la induce a presentarsi ancora una volta a settembre sempre allo stesso PS, stavolta però nella convinzione di avere sviluppato un cancro. Di lì a poche settimane il pre ricovero e un ulteriore raschiamento, con relativo istologico. NEGATIVO. Si risolleva l’animo con il termine del sanguinamento.
A novembre tutto daccapo: i medici ormai la conoscono, hanno parlato tra loro circa l’opportunità di asportare quell’utero capriccioso. Gloss tendenzialmente non è d’accordo, avrebbe il piacere di passare in latenza tutta intera, ma del resto i medici reiterano il sospetto di tumore, diversamente tutti quei sanguinamenti non si spiegherebbero. Davanti al terribile spauracchio Gloss suppone sia meglio arrivare più tardi alla latenza, pur con un pezzo di meno, che non troppo presto a causa di un pezzo in più. E così si rassegna. Intanto sulla sua cartella clinica, ormai voluminosa assai, viene riportata a penna la locuzione INTERVENTO URGENTE. Peccato che in segreteria le viene spiegato che sì, l’intervento è urgente, che sì, si tratterà forse di un’ablazione (un raschiamento cioè, ma più incisivo e di durata doppia e che pertanto necessiterà di un pre ricovero più invasivo, essendo previsti anche i Raggi X al torace), o forse potrà trattarsi di una isterectomia (molto più veloce dell’ablazione, ma eseguibile soltanto in caso di cancro accertato, diversamente sarebbe un iper trattamento non necessario. Contestualmente, però, le viene anche segnalato che tutta l’équipe è a casa in malattia con il covid19. Pertanto farà a breve il prericovero, senza sapere se e quando avrebbe subito l’intervento. A questo punto, Gloss si affida all’universo. Inutile pensare a strategie particolari, ormai sa che la vita deciderà il meglio per lei e quando sarà il momento più opportuno. Pratica tutti i giorni, non tanto con l’obiettivo dell’intervento, quanto di essere e fare nella propria vita e in quella degli altri Kosen Rufu, ovvero “dichiarare e diffondere estesamente" in riferimento al processo di assicurare una pace duratura e la felicità di tutta l’umanità, stabilendo nella società gli ideali umanistici del Buddismo, prima tra tutti l’assoluto rispetto per la dignità della vita. Anche se di natura tumorale.
Trascorre un altro mese, fino al giorno in cui l’ospedale la chiama per una ecografia transvaginale, che, combinazione, è eseguita proprio in un momento in cui le perdite si fermano. L’operatore allibisce davanto a quello che scopre: Gloss sta ovulando in quel preciso istante, davanti ai propri occhi. O, meglio, davanti agli occhi della sonda ecografica. L’operatore avanza l’ipotesi che quelle reiterate perdite altro non fossero che normali cicli mestruali. Pur restando basito, (non conoscendo il Potere della Legge Mistica di Causa Effetto), le suggerisce di farsi prescrivere una cura di progesterone per interromperle. Che Gloss inizia. Ma in capo a una settimana, l’emorragia si accentua così tanto da causarle mancamenti. Nel giro di un weekend, Gloss perde talmente tanto sangue da barcollare, da avere capogiri, nausee, mal di testa, vedere nero, fino a quasi svenire. Vuole attendere la chiamata dall’ospedale, ma il suo partner la obbliga a presentarsi per l’ennesima volta in PS, dove, oltre che a somministrarle un antiemorragico, a tampone negativo, la ricoverano d’urgenza per eseguire finalmente il tanto sospirato intervento. Durante la notte, essendo l’emoglobina bassissima, le somministrano due sacche di plasma. Al mattino, terminato l’effetto del farmaco, seppur timidamente, l’emorragia riprende. Segnalato il fatto ai medici - "Ora che si è ripristinato il livello corretto di emoglobina, non vorrete mica aspettare di farmi altre due sacche di plasma!?" - in mattinata la visitano, proponendole l’asportazione dell’utero. A questo punto, Gloss è costretta fare la fatidica domanda: "Signori, vi prego di essere sinceri e diretti: c’è un cancro?". Alla risposta negativa, allora riprende: "Ciò mi consola. Ma a questo punto, signori medici, correggetemi se sbaglio, lascerei fare a Madre Natura il suo corso. Se mai deciderà un domani di farmi venire il cancro, in quel momento si potrà prendere la decisione drastica di eseguire l’isterectomia. Ma fino ad allora, vorrei poter beneficiare di quel poco di funzionalità del mio utero." I medici si guardano stupiti e rassegnati davanti alla determinazione di Gloss, acconsentono a eseguire un intervento forse meno remunerativo, maggiormente lungo e complesso. Ma finalmente decisivo.
Invece dei previsti venti minuti, l’operazione dura ben più di un’ora. Pur essendo l’ultima nella scaletta della sala operatoria, Gloss può beneficiare dell’accuratezza di chirurghi preparati competenti resistenti e allenati alla fatica. Persino seguirli sul monitor senza dolore, in quanto l’anestesia epidurale continua a fare effetto.
A distanza di un mese dall’intervento, Gloss non sanguina più e si sente in perfetta forma, nel pieno delle proprie forze. Ha ultimato la combinata azione dei medicinali necessari a ripristinare il regolare livello di emoglobina nel sangue ed è ripartita con Sensei a fare Shakubuku nel proprio ambiente, colmo di invidie e gelosie ad alto tasso di umanità. Ma questa è un’altra storia.
Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, dice: «Decidete semplicemente con tutta la determinazione di cui siete capaci che vi rifiutate di essere sconfitti, e fate del vostro meglio. Con la fede nel Buddismo del Daishonin potete trasformare qualsiasi cosa in beneficio e sarete in grado di attingere a una fortuna senza limiti. Quando alla fine vincerete, tutte le lotte passate si trasformeranno in teneri ricordi» (Trasformare qualsiasi cosa in beneficio, D. Ikeda, NR, 434, 4)