giovedì 2 novembre 2017

LA FORZA DEI LEGAMI

L'argomento di uno Zadankai di novembre 2017 costringe Gloss ad una approfondita riflessione su di sé, che ancora due anni prima era considerata una tsigana senza radici e se ne vantava. Quasi una ventina di traslochi, una famiglia di origine di cui aveva la prova non l’amasse, tre nuove famiglie sfociate in distruzione, due figli lontani, dieci anni di singletudine, parola che somiglia molto a solitudine, mai un lavoro fisso. Fine pena: mai. Almeno così sembrava Il ventunesimo cambiamento di residenza proprio in quel periodo, forse in cima alle montagne alle spalle di Torino, forse in città, chissà.


Si chiese in tale situazione di precarietà congenita in cosa consistesse un legame.


Lassù sulle Alpi torinesi pensava ingenuamente di aver stretto amicizia con molte persone buddiste. Con alcune di loro si confrontò sia singolarmente che in gruppo, così profondamente da farsi sanguinare mente e cuore. Si sentì onorata del dono della loro presenza, perché per lei quello era il suo modo di rapportarsi con persone che riteneva amiche. Aprendo il cuore, rispecchiandosi in loro, permettendo loro di rispecchiarsi nel proprio. Non sapendo che in realtà quello è il modo di essere “buoni amici” in senso buddista, umanistico ma non umano, non necessariamente in senso relazionale interpersonale.


Con una in particolare, si costituì un continuo scambio di pensieri sulle relazioni d'amore. Gloss le insegnò poche cose sul concetto di accogliere le istanze dell'altro, perfino il tradimento d'amore; lei le apprese costanza e dedizione nei confronti di un partner, anche in presenza di mancanza di fedeltà.


Con una seconda, costruì un dialogo muto attraverso il Gohonzon, perché entrambe competitive e, nonostante le frequenti collisioni dialettiche, desiderose entrambe di superare lo scontro, durante gli Zadankai si lodavano a vicenda con sincerità.


Con un’altra ancora, stavano approfondendo l’amicizia, fatta di gioia, di condivisione, di nottate divertenti. Poi insieme si accorsero che nel gruppo buddista frequentato si verificavano volentieri giudizi che suddividevano i compagni e le compagne di fede in buddisti di serie A e in quelli di serie B. L'amica, lei sì amica in senso umano, non umanistico del Buddismo, abbandonò il gruppo e la pratica. Gloss invece perseguì pervicacemente l’obiettivo di creare valore anche con gli arroganti ignoranti.


Con un altro, questa volta uomo, si costituì la gratitudine di averla lasciata libera di fare decine di Shakubuku.


Per tutti, stima, rispetto, compassione, eterna gratitudine per averle permesso di conoscere intimamente se stessa e per aver incoraggiato il proprio processo di crescita, persino contrastandola e avversandola. Ecco, attraverso queste prove concrete, arrivò a capire cosa fossero i legami. Anche standone a distanza, per tutelarsi dai loro attacchi, ma praticando comunque per le loro felicità durature.


“Per condurre una vita soddisfacente non esiste niente di più importante che avere buoni amici, perché i buoni amici sono per noi fonte di crescita e realizzazione.”

Essere buoni amici (D. Ikeda, BS, 171, 62)


Poi l'anno successivo arrivò l'amore assoluto, quello dall'infinito passato verso il futuro infinito come premio in questa esistenza di sofferenza trasformata in ricchezza per sé e per gli altri. Nel qui e ora.

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