lunedì 15 giugno 2020

Glossario di buddese

COSA CONOSCERE SUBITO terminologia urgente
Itahi Doshin: concetto buddista di unità. Come sottolinea il presidente Ikeda, un’unità di questo tipo nasce quando le persone fanno tesoro dell’insostituibile unicità di ogni individuo, cercando di tirare fuori il meglio da ciascuno.
Gosho: Gli scritti di Nichiren Daishonin (letteralmente “scritti onorabili”)
Kosen-Rufu: Letteralmente significa “dichiarare e diffondere estesamente”. Si rifersice al processo di assicurare una pace duratura e la felicità di tutta l’umanità, stabilendo nella società gli ideali umanistici del Buddismo, prima tra tutti l’assoluto rispetto per la dignità della vita.
Sensei: Maestro. Questo termine viene spesso usato dai membri della SGI riferito a Daisaku Ikeda, presidente della SGI.
Shakubuku: Parlare agli altri del Buddismo di Nichiren Daishonin affinché possano sperimentare nella loro vita i benefici che derivano dalla pratica buddista.
Zadankai: Termine giapponese formato da tre ideogrammi, za, sedersi; dan, dialogare; kai, riunirsi.
Daimoku: Indica la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo.


COSE DA CAPIRE MAN MANO
Approfondimenti

Chi è Nichiren Daishonin? Nichiren Daishonin (1222-1282), il fondatore del Buddismo praticato dai membri della Soka Gakkai, è una figura unica nella storia religiosa e sociale del Giappone. Apertamente critico nei confronti del potere costituito e delle scuole buddiste dell’epoca, era anche pieno di calorosa umanità, come mostra il contenuto delle numerose lettere che inviava ai suoi discepoli. Il profondo interesse per la felicità delle persone comuni lo rese un irremovibile oppositore alle tiranniche e spesso corrotte strutture sociali dell’epoca e, in una società feudale basata sull’obbedienza alle autorità, la vita del Daishonin era colma di difficoltà e persecuzioni. Era una vita dedita a propagare un insegnamento che permette a tutte le persone di liberarsi dalla sofferenza e creare le condizioni affinché il principio del rispetto della dignità della vita si affermi come motivazione fondamentale della società. Oggi, la stessa aspirazione anima le attività della SGI e dei suoi membri.

Cos’è la SGI? Acronimo di Soka Gakkai Internazionale, fu fondata nel 1930 in Giappone dai maestri Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda. Ha come obiettivo la realizzazione di Kosen-Rufu, ossia creare una società pacifica che valorizzi ogni persona attraverso la diffusione del Buddismo di Nichiren Daishonin, con lo scopo di contribuire alla pace, alla cultura, all’educazione. A partire dal 1960, con la nomina di Daisaku Ikeda a terzo presidente, la Soka Gakkai ha diffuso il Buddismo in 192 paesi e territori, e oggi conta dodici milioni di membri. In Italia, l’Istituto Buddista  Italiano Soka Gakkai (IBISG) nel 2016 ha realizzato l’intesa con lo Stato. Le attività principali della Soka Gakkai consistono in riunioni di dialogo aperte a tutti (zadankai), durante le quali i partecipanti si scambiano esperienze di vita quotidiana e approfondiscono insieme la visione buddista dell’esistenza. 
Cos'è il daimoku? Daimoku, ovvero Nam-myoho-renge-kyo: mantra buddista per la felicità di se stessi e dell’intera umanità. Si svolge mattina e sera davanti al Gohonzon (vedi nota. n. 18). Nichiren Daishonin, maestro buddista giapponese del XIII secolo, scrive: «A differenza delle epoche precedenti, il Daimoku che ora Nichiren recita nell’Ultimo giorno della Legge è Nam-myoho-renge-kyo per sé e per gli altri» (Gosho Zenshu p. 1022). Sul significato profondo della recitazione del Daimoku scrive il Maestro Daisaku Ikeda: «Nel Buddismo di Nichiren Daishonin ci sono due aspetti del Daimoku: il Daimoku della fede e il Daimoku della pratica. Il primo riguarda l’aspetto spirituale nella nostra pratica e consiste essenzialmente nella battaglia che ha luogo nel nostro cuore per contrastare la nostra convinzione interiore illusa, detta oscurità. È una battaglia contro le forze negative e distruttive interiori per aprire un varco nell’oscurità che avvolge la natura di Budda e far emergere la condizione vitale della Buddità grazie al potere della fede. Il Daimoku della pratica riguarda invece l’azione specifica di recitare Nam-myoho-renge-kyo  e di insegnarlo agli altri, gli sforzi che compiamo, con le parole e con le azioni, per la nostra felicità e per quella degli altri, che sono la dimostrazione tangibile della nostra battaglia interiore contro l’illusione e le negatività interne. Quando recitiamo Nam-myoho-renge-kyo stiamo recitando il nome della natura di Budda che esiste nella nostra vita e in quella degli altri, e al tempo stesso la stiamo risvegliando. […] (D. Ikeda, Il raggiungimento della buddità in questa esistenza, Esperia, Milano, 2008, p. 8-9) Il buddista Soka Gakkai pratica tutti i giorni la cerimonia di Gongyo (traducibile in ‘pratica assidua’), basata su due dei capitoli del Sutra del Loto, il II e il XVI detti, rispettivamente, Hoben (Espedienti) e Juryo (Durata della vita del Tathagata). Con il termine Gongyo si intende, in senso proprio, l’intero rito quotidiano, che comprende la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (la pratica fondamentale) e la lettura dei capitoli Hoben e Juryo del Sutra del Loto (la pratica di sostegno). Essa si svolge mattina e sera davanti al Gohonzon. Nichiren Daishonin scrive: «A differenza delle epoche precedenti, il Daimoku che ora Nichiren recita nell’Ultimo giorno della Legge è Nam-myoho-renge-kyo per sé e per gli altri.» Sul significato profondo della recitazione del Daimoku scrive il Maestro Daisaku Ikeda: «[…] Il rito fondamentale è la recitazione del Daimoku. Ogni praticante può recitare Daimoku in qualsiasi ora del giorno e per quanto tempo vuole, seduto davanti al Gohonzon che ognuno custodisce nella propria casa. È azione saggia ricevere le relative informazioni sul Daimoku (e sul Buddismo in generale) direttamente da chiunque lo pratichi.
Cos'è il Gohonzon? Il Gohonzon - Go-honzon (御本尊, «Oggetto di culto», dalla pronuncia giapponese dei caratteri cinesi 御 go che è un titolo onorifico, e 本尊 hon-zon, cioè oggetto di culto) è un maṇḍala iscritto su di una pergamena redatta in caratteri cinesi e sanscrito. Si tratta dell’oggetto di culto del Buddismo Nichiren, scuola buddista giapponese fondata nel XIII secolo dal monaco buddista Nichiren (日蓮, 1222-1282). Il Buddismo di Nichiren Daishonin è rivoluzionario, perché insegna che tutte le persone sono in grado di manifestare la Buddità nella loro vita e forma presente. Percepire la condizione vitale della Buddità nella nostra vita è la sfida più grande. Il Daishonin creò l’oggetto di culto, il Gohonzon, affinché tutte le persone potessero conseguire la Buddità come egli stesso aveva fatto. Il Gohonzon è la rappresentazione fisica e grafica della Legge fondamentale che permea la vita in ogni sua manifestazione, la sublime realtà cui Shakyamuni si era illuminato. Il Budda rivelò questa Legge nel Sutra del Loto, il cui titolo si traduce in giapponese «Myoho-renge-kyo». Il Budda Nichiren Daishonin vissuto nel XIII secolo giapponese, definì “Nam-myoho-renge-kyo” la “Mistica Legge” descritta nel Sutra del Loto e la rappresentò nel Gohonzon, stabilendo così il mezzo, adatto a tutte le persone, per entrare in contatto con la Legge mistica. In un certo senso, il Gohonzon è una riproduzione dell’infinito potenziale che si trova all’interno della nostra vita e rispecchia le qualità della nostra innata natura di Budda: saggezza, coraggio, compassione e forza vitale. Non rappresenta qualcosa che ci manca e che dobbiamo procurarci da una fonte a noi esterna. Gohonzon può essere dunque tradotto letteralmente come «oggetto di devozione» e coloro che praticano il Buddismo di Nichiren Daishonin hanno in casa una sorta di altare, un vero e proprio mobiletto detto Butsudan (vedi nota n.21), in cui lo custodiscono. La pratica quotidiana, che consiste nel recitare Nam-myoho-renge-kyo e alcune parti del Sutra del Loto di fronte al Gohonzon, è l’atto di riaffermare e riverire la dignità della propria vita e quella degli altri. Riverendo la natura di Budda inerente alla propria vita, così com’è rappresentata nel Gohonzon, chi pratica Nam-myoho-renge-kyo è in grado di manifestare le caratteristiche della Buddità. Nam-myoho-renge-kyo è scritto al centro del Gohonzon con caratteri ben chiari e delineati. Nam, che significa devozione, dedicare la propria vita, rappresenta l’intenzione di richiamare o armonizzarsi con la Legge Mistica, esprime il voto di credere nella nostra Buddità e agire coerentemente a questo voto. Su entrambi i lati di Nam-myoho-renge-kyo vi sono i caratteri che rappresentano le varie tendenze positive e negative della vita stessa. Tutte queste energie inerenti alla vita, armonizzate da Nam-myoho-renge-kyo, rivelano un aspetto illuminato e funzionano per creare valore e felicità. Nel Gohonzon, sotto Nam-myoho-renge-kyo, Nichiren iscrisse il suo nome, a significare che lo stato di Buddità non è un concetto astratto, ma si manifesta nella vita e nel comportamento degli esseri umani. Inoltre, attraverso l’uso della scrittura, il Daishonin manifesta la sua completa aderenza al principio che questo ‘specchio’ della nostra inerente natura di Budda è universale, dunque libero da qualsiasi connotato di genere o di razza, legato a specifici personaggi raffigurati in un dipinto o in una scultura. I caratteri sono disposti nel Gohonzon in modo tale da descrivere una scena del Sutra del Loto conosciuta come la ‘Cerimonia nell’Aria’, durante la quale Shakyamuni rivela l’essenza del Sutra del Loto e affida ai suoi discepoli, i Bodhisattva della Terra, il compito di sostenere e propagare il suo insegnamento per condurre tutte le persone alla felicità. La preoccupazione e gli sforzi per la felicità degli altri sono perciò inerenti alla manifestazione della propria natura di Budda. Il Gohonzon esprime anche il concetto del mutuo possesso dei Dieci Mondi (dieci stati vitali - vedi Netnografia). La Buddità è potenzialmente presente in ogni istante della vita quotidiana di ognuno di noi e non risiede in un qualche essere esterno. Il Gohonzon, insomma, rappresenta sia uno stato vitale in cui il potere inesauribile della Legge Mistica sboccia pienamente, sia un mondo ideale in cui tutte le persone manifestano pienamente il loro potenziale. La chiave, come il Daishonin ha più volte sottolineato, è credere che siamo ‘perfettamente dotati’ e che possiamo rivelare la nostra natura di Budda nella forma presente, dovunque e in qualunque momento. Come dice il Daishonin «Non cercare mai il Gohonzon al di fuori di te.» Ereditando il mandato di Shakyamuni e Nichiren Daishonin, di realizzare un mondo di pace e felicità per tutti gli esseri umani, i membri della Soka Gakkai praticano per manifestare la Buddità nel bel mezzo delle gioie e sofferenze della vita quotidiana, aiutando gli altri a fare lo stesso. In poche parole, chiedete a qualche buddista di vostra conoscenza: vi saprà spiegare più efficacemente. Siamo circondati da buddisti e non lo sappiamo.

Cos'è il Butsudan? Nel Buddismo della Soka Gakkai, trattasi di mobiletto, generalmente in legno, in cui è conservato il Gohonzon. Al centro del Butsudan, riparata e protetta da due piccole ante, è appesa la pergamena in carta di riso che riporta il mantra Nam-myoho-renge-kyo, detta Gohonzon , scritto al centro con caratteri ben chiari e delineati. Come dice il Daishonin “Non cercare mai il Gohonzon al di fuori di te.” Ereditando il mandato di Shakyamuni e Nichiren Daishonin, di realizzare un mondo di pace e felicità per tutti gli esseri umani, i membri della Soka Gakkai praticano per manifestare la Buddità nel bel mezzo delle gioie e sofferenze della vita quotidiana, aiutando gli altri a fare lo stesso. Difatti, se il lettore o la lettrice avesse intenzione di approfondire, farà un favore a sé rivolgendosi direttamente ad un praticante del Sutra del Loto.

Netnografia: https://www.sgi-italia.org ultimo accesso: 11 giugno 2020

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