mercoledì 4 aprile 2018

VIVERE CON CORAGGIO

“I santi e i saggi sono messi alla prova dagli insulti” (da Lettera da Sado, RSND, 1, 269)

Lo Zadankai del del 4 aprile 2018 propose il tema di VIVERE CON CORAGGIO, porgendo motivi di incoraggiamento a ogni buddista. Gloss si chiese cosa si intendesse per insulti oggi, che viviamo un tempo di perbenismo, dove la politica insegna il concetto di buonismo, dove le relazioni tra colleghi sono all’insegna dell’ipocrisia, già insulto di per se stessa. Partì come sempre dalla propria esperienza personale, che si stava misurando con la figlia Sofia, disabile, in quei giorni di vacanza. O forse, più che la parola vacanza avrebbe dovuto utilizzare quella di sfida. 


Come confermato da parte delle sue maestre, la ragazzina si comportava non solo nel solito modo maldestro, ma soprattutto violento, come visto durante la precedente estate, con Gloss e con chicchessia si trovasse sulla sua strada, adulti, bambini, cani e gatti. Degno di nota il comportamento verso gli amici di sempre, che picchiava con calci pugni, morsi e graffi in pochi minuti, anche a sangue, mentre con gli sconosciuti era dolce e remissiva. A Gloss un solo morso, ma così in profondità da attraversare giacca a vento imbottita, maglione pesante, maglia di pile e creare un’ecchimosi all’avambraccio. 


Come se non bastasse, Sofia consolidò la consuetudine di ripetere le parole pronunciate in sua presenza dal padre e alla madre rivolte, tra le quali: «smettila», «vattene», «non voglio sentire la tua voce». A cui aggiunse nuove espressioni: «brutta stronza», «porca troia», «porco d...» (Gloss non riesce nemmeno a scriverlo).  Insomma, una vera e propria catena di insulti, psichici e fisici.

Anche se dentro ribolliva, Gloss pacatamente le domandò chi le insegnasse quei termini. Sofia rispondeva che fosse il papà. Gloss non volle reagire al momento, per non darle occasione di rinforzo. Tuttavia sottolineò quanto facessero male le parole e, parodiando il contenuto di un cartone animato richiesto spesso su Youtube da Sofia, la incoraggiò a «accelerare la guarigione del cuore» di mamma con baci e abbracci. 


Allo scopo di distrarla dai suoi demoni interiori, Gloss le propose un  paio di regalini a lei graditi,  la portò a spasso nei suoi luoghi preferiti, a ballare per fare in modo si scaricasse, insomma la  circondò di attenzioni esclusive. Altro modo per calmarla era farle lavorare lo slime (pasta appiccicosa da manipolare) o guardare video di youtubers che lo lavorino. Purtroppo, lo slime si sparge per la casa intera, nonostante gli opportuni accorgimenti contenitivi.


Peggiorate le sue espressioni pseudo linguistiche (quei «miao» o termini da Sofia inventati allo scopo di manifestare affetto o coccole, che Gloss coniò come “gattese” o “sofiese”), la madre cercava di spiegarle che le persone cui Sofia si sarebbe rapportata non le avrebbero capite. Le suggeriva allora l’utilizzo di altre espressioni in italiano corrispondenti alla dedizione e cura che avrebbe voluto manifestare o richiedere. Sofia acconsentiva, adeguandosi alla realtà.


Gloss leggeva e rileggeva  un passaggio da NR 623: “Le difficoltà sono dei tesori”. “Carl Hilty, filosofo svizzero, affermava: CE LA FARÒ'! Questa breve frase ha un effetto quasi magico ogni volta che affrontiamo una crisi interiore.”, eppure in quei giorni vacillava, tremendamente vacillava, combattuta tra il permettere alla figlia di fare sempre nuove esperienze pur di consentire il suo sviluppo, da una parte, e dall’altra piantare dei paletti che la proteggessero da sconosciuti (e da se stessa). Si sarebbe sentita piuttosto inaridita, perché “il nostro cuore inaridisce se non diamo coraggio e felicità a noi stessi, se non accendiamo il nostro entusiasmo” se non avesse scritto al papà di Sofia ed al consesso medico/educativo che la segue tutt’oggi, offrendo la propria collaborazione collettiva e trovando in questo sprone a fare sempre meglio per sé e per gli altri e le altre.

“Le persone capaci di incoraggiare se stesse sono veramente ispiratrici e riescono a comprendere il dolore e la sofferenza degli altri.” Gloss percepiva nettamente la fortuna di conoscere Nam Myoho Renge Kyo e utilizzarlo due volte al giorno, “modo pratico e infallibile per trasformare l’inverno in primavera” (Daisaku Ikeda, Cos'è la rivoluzione umana, pag. 238).


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